Gran
parte della produzione artistica dei secoli scorsi si occupò di tematiche
religiose: accanto però ad un'arte "maggiore", che trovò la
sua sede privilegiata nelle chiese dove assunse una funzione catechetica,
troviamo delle non meno interessanti forme d'espressione artistica negli
affreschi murali dipinti sulle facciate delle case o sui capitelli posti
ai crocicchi delle strade.
Furono, questi, opera di oscuri artisti locali o di madonnari ambulanti
che con immediatezza, e spesso con squisita sensibilità, seppero farsi
interpreti del sentimento religioso popolare.
Lo scopo, più o meno manifesto, era quello di porre sotto la protezione
divina un bene o un'attività; in questo senso la tradizione può essere
interpretata come una continuazione delle funzioni attribuite in epoca
romana al "lararium" domestico: l'immagine visibile testimonia
l'invisibile soprannaturale, per cui nel Medioevo si affermava che "unaquaque
res visibilis in hoc mundo habet angelicam potestatem sibi praepositam".
Ecco pertanto che la religiosità popolare si premunisce contro le azioni
del maligno, spesso impersonato da una natura particolarmente avversa,
appellandosi alla protezione di vari santi, ognuno con una sua
specializzazione particolare (chi non ricorda le immaginette di
sant'Antonio abate o di san Bovo cavaliere, protettori degli animali,
sulla porta delle stalle?) o più in generale della Madonna o di un santo
locale (nel Veneto ad esempio non si contano le raffigurazioni di
sant'Antonio da Padova).
Possiamo anche riconoscere in esse una funzione che, al giorno d'oggi
nella civiltà dell'immagine (purtroppo appunto per questo volgarizzata e
resa ormai inefficace), abbiamo irrimediabilmente perso: il manifestare la
presenza di Dio ogni giorno nella vita con creta dell'uomo, presenza
riconosciuta e glorificata da un'intima preghiera ogniqualvolta lo sguardo
si alzava pio ad onorare la sacra effigie.
La tradizione ebbe un forte impulso nell'epoca della controriforma come
reazione alle rinnovate teorie iconoclastiche protestanti.
Già prima però, intorno al 750 d.C., l'eresia iconoclasta sviluppatasi
nel mondo bizantino portò il cattolicesimo a rinsaldare le proprie
posizioni cultuali nei confronti della Madonna e dei santi: in questo
clima si svilupparono numerose leggende di miracolose apparizioni di
immagini e statue provenienti, si disse, dall'Oriente, fatte da noi
oggetto di una particolare venerazione che portò all'erezione di numerosi
santuari.
Tra queste si inserisce quella della Madonna del Pedancino, rinvenuta a
Cismon, appunto ai piedi del monte Incino, da alcuni pastori colà guidati
da luci e canti provenienti da un cespuglio di biancospino miracolosamente
fiorito nel pieno dell'inverno.
Quasi
ad incarnare e mantenere vivi certi movimenti d'opinione, soprattutto
quando si trattava di criminalizzare certi personaggi o aderenti a sette e
partiti contrari a chi deteneva il potere, la fantasia popolare arrivò
perfino a "creare", oltre che fantastici eroi (si ricordi Bianca
Dalla Porta che guida la difesa di Bassano contro il feroce tiranno
Ezzelino), anche santi martiri: è, ad esempio, il caso del beato
Lorenzino da Valrovina, ritenuto barbaramente seviziato ed ucciso dagli
Ebrei, al quale furono attribuiti segni prodigiosi sia prima che dopo la
morte.
Ricordo di riti pagani legati al succedersi delle stagioni sono invece il
natalizio "canto della stella" ed il "batti marzo", il
primo trasposizione cristiana dei festeggiamenti per la rinascita del sol
e
ed il secondo rito d'invito al risveglio della primavera. Ma era nelle
cerimonie sacre legate alla campagna che il fervore della religiosità
popolare si esprimeva più compiutamente: a primavera inoltrata si
svolgeva la processione delle "Rogazioni", sacre passeggiate
alla fresca aura mattinale di maggio, tra i poggi fioriti, i prati
verdeggianti ed i campi faticosamente preparati a ricevere le tenere
pianticelle del tabacco.
Alle litanie della Madonna e dei santi il sacerdote intercalava la
benedizione dei campi e l'invocazione della protezione divina sulle
colture: "... rogamus te, Domine, ut per auxilium misericordiae tuae
emittas super hunc fructum segetum dexterae tuae benedictionem... ut non
subruat grando, nec aeris inundatio exterminet, sed semper incolumnis
permaneat, propter usum animarum et corporum.... invochiamo te, o Signore,
perché con l'ausilio della tua misericordia effonda la benedizione della
tua destra sopra questo frutto del campo... che la tempesta non lo
distrugga, né lo flagelli l'uragano, ma sempre rimanga incolume per il
bene delle anime e dei corpi".
Ancora viva è invece la tradizionale processione del venerdì santo:
all'uscire di questa tutte le case dei paesi si illuminano di migliaia di
luci, splendenti sui davanzali a riprodurre le linee degli edifici, oppure
disposte in forma di croce per i dossi e le pendici, mentre qua e là
lingueggiano crepitando le rosse vampe di cataste ardenti e in alto sulle
vette dei monti luccicano grandi falò. Alcune processioni a carattere
strettamente locale tramandano il ricordo di antiche liberazioni da eventi
calamitosi (tristemente famose le siccità) o dalla ben più temibile
peste che a diverse ondate, tra la metà del '300 ed il '600, invase i
nostri paesi.
Il "devoto populo" di Valstagna fa voto, ad esempio, di "solenigiar
la festa della dedication della beatissima Vergine della neve alli 5 di
agosto, sempre et in perpetuo con quantità di messe et la
processione" in quanto, spiega il nodaro del tempo, "per la
divotione smarita overo per qualche pecatto del populo generalle o
particolare, il gran Iddio si era corociato havendo lasciato di mandar
piogia sopra la tera per molto tempo; il populo tutto compunto ricorsero
allora alla divotione di Maria Vergine portando in procesione la sua
divota imagine, et subito per intercession di quella il benigno et
misericordioso iddio mandò sopra il devoto populo piogia abondante".
Quando poi "il gran iddio, giustamente iratto per le nostre
scelerateze vibrò la spada della sua giusta ira sopra l'Italia et la
percosse talmente di morbo di peste, che per il terzo di ogni città in
circha à chi più à chi poco meno ne privò di vita", allora il
popolo, impaurito dal dilagare del morbo nei paesi vicini e per implorarne
la cessazione, si rivolse al protettore locale invocandone l'intercessione
presso il Signore e facendo voto di erigere cappelle, incoronare statue o
celebrare solenni processioni: nascono appunto in queste circostanze le
feste quinquennali del Divin Crocefisso di Pove o quelle decennali della
Madonna del Pedancino di Cismon.
Ricalcando l'antica tradizione le strade vengono allora "onoratamente
accomodate et ornate con tapezaria et arbori de più sorte, con archi
trionfalli in diverssi lochi et figurationi di misterij che invero à
chionque li mira rendono edificatione".
Ed ancor oggi come allora i credenti rivivono con fede queste
manifestazioni di religiosità popolare "ad onor et gloria di Dio et
della gloriosa Vergine Maria, a confusion delli eretici, et per l'esaltation
della Sancta Madre Chiesa; la qual Gloriosa Vergine si compiaci di esser
nostra protetrize hora et sempre et nel hora della nostra morte et difendi
il nostro populo. Amen".
Come accennato all'inizio, per riscoprire le testimonianze di arte
religiosa ci si dovrà recare nelle chiese più antiche della valle:
Solagna, Campese, Oliero, Valstagna, San Nazario, Cismon, Pove e Primolano.
Ancorché di epoca parecchio più antica, esse ospitano opere d'arte
databili attorno al '5-'600.
Fortemente rappresentata in tutte le chiese con numerose pale d'altare è
la scuola Dapontiana, ma non manca la scuola veneta con opere del
Brusasorci a Campolongo e del Vivarini a Primolano.
Gli altari marmorei furono eseguiti dagli scalpellini di Pove e Solagna;
interessante variante, alcuni altari in legno scolpito, come quello,
recentemente restaurato, nella chiesa di San Nazario.
Sempre in legno, le quattrocentesche statue di santi a Campolongo, i
crocefissi di Solagna, Valstagna, Pove e Campolongo, le Madonne di Cismon
e Valstagna.
Le volte sono dipinte da frescanti provenienti dall'area feltrina con
scene riproducenti la gloria di Cristo, l'assunzione, il giudizio finale,
il martirio dei santi ed altre scene bibliche.
L'occhio attento non mancherà infine di scoprire gli affreschi murali
dipinti sui muri delle case, presenti un po' dovunque nei centri storici e
nelle contrade di più antica origine.