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CHIESA DI SAN GOTTARDO

S. GottardoLa chiesa lungo il Foresto vecchio, oggi conosciuta come S. Gottardo, era un tempo parte del convento dei Padri Minori Coventuali ed era dedicata a S. Angelo.
Le prime notizie certe sull'esistenza del complesso sacro risalgono ai tempi di Ezzelino da Romano. Nel 1254, e con maggior certezza documentaria nel 1264, vengono nominati per la prima volta, in un contratto di vendita di terreni, i padri del convento, ma nessun dato o riferimento ci aiuta a saper da quanto tempo il convento stesso esistesse.
Significativa, ma non legata alla cronologia del monumento, è la presenza di mosaici romani poco al di sotto del livello di calpestio della chiesa.
Nel 1329 avvenne la consacrazione della chiesa, dotata di tre altari e di un cimitero, per mano dell'arcivescovo di Budua Giovanni Luciani, vicario del vescovo di Treviso.
Non si sa se la consacrazione avvenne per la costruzione di una nuova chiesa o per un restauro di quella precedente.

Esiste una consolidata tradizione, tuttavia non attestata da alcun documento dell'epoca, del sepellimento nel cimitero del convento del beato Arnaldo da Limena, tenuto prigioniero da Ezzelino nella torre Dieda dal 1246 e assistito fino alla morte, avvenuta nel 1255, dai frati di S. Angelo.
S. Angelo divenne il più conosciuto convento di Asolo e offrì ospitalità a numerose personalità di rilievo che soggiornavano in città e divenendo anche scuola, dotata di ricchissima biblioteca, per i figli delle più importanti casate asolane.
Le fabbriche del convento si disponevano a mezzogiorno della chiesa ed erano organizzate intorno a due chiostri.
La soppressione degli ordini religiosi ordinata da Venezia nel 1769 causò l'abbandono del convento da parte dei frati, la sua vendita al Colledani e infine la caduta in stato di abbandono e degrado che consigliò l'abbattimento delle fatiscenti strutture negli anni tra il 1820 e il 1830. Venne preservata, tanto nelle strutture quanto nella disposizione planimetrica, solamente la chiesa che passò alle dipendenze della Parrocchia di S. Maria.
Pochi anni prima della demolizione il complesso venne rilevato e disegnato nel catasto napoleonico di inizio secolo.