È
una delle più significative ville della provincia, situata al centro di
una vasta tenuta, divisa tra il colle e il piano.
La fabbrica viene iniziata alla fine del Cinquecento e presenta un
impianto simmetrico, il fronte principale è concepito come
un'interrotta successione di episodi tratti dal repertorio classico.
Alcune somiglianze con la vicina Villa Barbaro accreditano l'idea che
l'edifico possa essere stato inizialmente progettato da uno dei tanti
seguaci di Palladio, sparsi tra Cinque e Seicento, nella terraferma
veneziana.
L'assetto definitivo della villa è dovuto a uno dei proprietari,
Francesco Rinaldi; figura, abbastanza comune in quegli anni cultore
dell'arte e dell'architettura, egli trasforma e allarga l'edificio nel
1663 con l'ambizioso proposito di farne una delle più grandi ville
della terraferma: viene cosi sopraelevato di un piano il corpo centrale
e vengono ampliate le due ali di congiungimento con i blocchi laterali,
anch'esse sottoposte all'opera di trasformazione.
Ne scaturisce un nuovo impianto prospettico, assai unico delle ville
venete del Seicento: con il suo movimento ascendente il fronte del corpo
centrale domina l'intera composizione.
Nella facciata centrale un'ingresso, poco enfatizzato
architettonicamente, e dominato dalla sovrapposizione di due trifore
balconate. Ai suoi lati la leggerezza delle logge di raccordo sottolinea
la centralità del corpo mediano dove l'attenzione dell'osservatore è
attratta dal centro della composizione e in particolare dal coronamento
del timpano, dalle insegne nobiliari e dalle statue.
Interno Barbini Francesco prima, i suoi eredi dopo, commissionarono a
pittori di scuola veneta una serie di affreschi nelle sale interne.
Andrea Celesti, rinomato pittore della scuola del Veronese, è
inizialmente chiamato a dipingere il salone e le stanze centrali con
scene prese dalla storia sacra e dalla mitologia classica. Ricche di
soluzioni illusionistiche la "stanza dell'Olimpo" e la
"stanza delle Ore" rappresentano le migliori opere del
Celesti.
Nel corso del Seicento due pittori minori, Liberi e Diziani, vengono
incaricati di affrescare le scale del corpo centrale e le logge delle
gallerie di raccordo.
La barchessa ad ovest è formata da un corpo principale perfettamente
simmetrico, di chiara impostazione classica, caratterizzato da un
maestoso portale in pietra a vista collocato al centro della facciata
posta a levante. Fori, cornici, stipiti e marcapiani conferiscono a
questo edificio un'importanza e una dignità di poco inferiore a quella
della villa principale.
Verso sud la barchessa continua con un fabbricato che presenta aspetti
completamente diversi sia per la casualità degli elementi compositivi
che per le modifiche ed aggiunte avvenute in epoche recenti. Strano e
privo di apparenti giustificazioni risulta essere il pavimento del piano
terra e il grande solaio in legno del piano primo che presenta una forte
pendenza in senso nord-sud in contraddizione con i fori presenti sulla
facciata di levante che non seguono la linea di pendenza del solaio ma
l'andamento della cornice di gronda perfettamente orizzontale.
Completamente privo di valore è invece l'ampliamento di recente
edificazione eseguito in muratura tradizionale, solaio di copertura in
travi "varese" tavelloni e manto finale in coppi, destinato ad
attività produttiva e oggi non più in uso.
La barchessa ad est è un fabbricato decisamente più modesto rispetto a
quello precedentemente descritto, costruito per essere in parte
destinato quale alloggio del custode e delle attrezzature necessarie al
mantenimento del complesso edilizio. Si sviluppa su due piani fuori
terra di cui uno, il primo, molto alto con la copertura a vista formata
da capriate, travi e arcarecci in legno. Di particolare pregio e la
serra posta sul lato a sud chiusa da serramenti in ferro e vetro.
La barchessa a sud. è di una tipologia rurale tipica. Fabbricato
composto da un piano terra e un piano primo con copertura a due falde e
manto finale in coppi, destinato in parte quale residenza
dell'imprenditore agricolo e in parte presumibilmente quale ricovero
attrezzi.
Un secolo dopo la costruzione della villa padronale, vennero realizzati
i due oratori; uno privato e dedicato a san Gaetano e l'altro pubblico
dedicato a santa Eurosia. L'oratorio pubblico venne costruito a seguito
di un diluvio di pioggia torrenziale che il 14 giugno 1760 spazzò via i
muri della chiesa e atterrò il campanile.
L'oratorio, per pala d'altare, aveva una tela esagonale rappresentante
il martirio di santa Eurosia, opera pregevole del Settecento purtroppo
venduta ai primi di questo secolo.
Il parco: diviso fra il colle ed il piano nell'uno prevalgono prati,
boschi e frutteti, nell'altro campi coltivati. Il giardino retrostante
la villa sfrutta la pendenza del terreno articolandosi in livelli
differenti, ciascuno dei quali racchiude la prospettiva entro una quinta
di verde. Uno di questi e racchiuso entro una esedra arricchita da
rampicanti e da statue. Secondo l'uso seicentesco, il giardino è poi
abbellito da grotte e da fontane.