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TRADUCI
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TRA POSSAGNO E VENEZIA
Ventiduenne, si trasferì a Roma dove ebbe modo di incontrare e conoscere i maggiori protagonisti dell'arte neoclassica, inserendosi anch'egli in quel clima di capitale della cultura che era la città capitolina del Settecento. Dopo la sua scomparsa, per tutto l'arco dell'Ottocento, per quanto riguarda l'arte della scultura, i critici sono concordi nel sostenere come l'Italia non abbia svolto un ruolo di primo piano nel panorama europeo. Canova
rimase orfano del padre all'età di appena quattro anni. La madre,
che si chiamava Angela Zardo, dopo non molto tempo, contrasse un
nuovo matrimonio con tale Francesco Sartori e, subito dopo, si
trasferì in una vicina cittadina, Crespano del Grappa. Nel
1775, diciottenne e in cerca di nuovi stimoli e nuove esperienze,
lasciò lo studio dei Torretti e si mise in proprio, aprendo una
sua bottega d'arte da dove incominciò l'ascesa artistica che lo
doveva rendere famoso, prima a Venezia, nel Veneto ed in
Lombardia, e poi, piano piano, in tutta l'Europa. Le prime opere
da lui prodotte furono: Orfeo ed Euridice (1776) e Dedalo e Icaro
(1779), eseguito per il procuratore Pietro Vittor Pisani.
TRA ROMA E L'EUROPA
Nel
1779, dopo aver esposto il Dedalo e Icaro alla fiera della Sensa
in piazza San Marco a Venezia ed averne ottenuto lusinghieri ed
ampi riconoscimenti, decise di partire per Roma e lo fece il 9
ottobre dello stesso anno. Lì, studiò la statuaria antica e
frequentò la scuola di nudo dell'Accademia di Francia e dei Musei
Capitolini, inoltre ebbe modo di incontrare e conoscere i maggiori
protagonisti dell'arte neoclassica e far proprie le teorie
artistiche, di "nobile semplicità" e "quieta
grandezza" del Winckelmann. Fu facile per lui inserirsi in
quel clima da capitale della cultura che fu Roma nel Settecento
riuscendo anche a crescere come artista, esercitando per
lunghissimo tempo la sua attività. Proprio da lì iniziò quel
riconoscimento al suo genio ed al suo talento che gli procurò in
seguito un successo ed una fama mondiale.
Oltre
che esercitare l'attività di scultore, Canova ebbe anche
l'incarico della tutela e valorizzazione del patrimonio artistico
che lo impegnò per parecchio tempo, compito che gli venne
assegnato in quanto capo dell'Accademia di San Luca. Nel 1802 fu
inoltre nominato "Ispettore Generale delle Antichità e delle
Arti dello Stato della Chiesa".
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