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LA CERAMICA

 

Pare che non vi sia nessun altro materiale, nessuna altra tecnica, nessun'altra arte che, come la ceramica, abbia accompagnato la vita dell'uomo sulla terra. Seconda, in ordine di tempo, solo alla lavorazione della pietra e delle ossa di animali, la ceramica è da millenni diffusa in tutto il mondo tanto da poter essere definita una materia ecumenica, connaturata con ogni tipo di esperienza umana.

 

Una caratteristica della ceramica, costante nei secoli, credo si possa trovare nel fatto che essa, pur dando forma agli oggetti d'uso comune più correnti e "ordinari" (dalla tazza per il caffè a quella del WC), ha unito ad un'utilità materiale un'utilità marginale costituita da elementi decorativi e artistici che la hanno quasi sempre elevata da un ambito puramente utilitaristico ad una dimensione spiccatamente estetica, tanto che spesso datiamo e riconosciamo le antiche civiltà dell'uomo, proprio dai diversi stili delle loro ceramiche (le facies, come dicono gli archeologi).

 

Da questi primitivi abbozzi che risalgono a oltre seimila anni fa e si localizzano nella regione mediorientale, la ceramica ha compiuto vertiginose evoluzioni che la hanno portata ad eccellenti esiti estetici ed espressivi, tanto nell'arte antica, ove la ceramica attica rimase a lungo insuperata, quanto, in tempi a noi più vicini, se consideriamo che alcuni artisti contemporanei, e per tutti mi basterà citare Matisse, Braque, Picasso e Dalì, la scelsero come base per le loro ricerche artistiche. Se è vero che la ceramica si è diffusa fin dall'antichità in tutto il mondo, il primato per l'alto livello artistico e tecnico va riconosciuto all' Estremo Oriente ed in particolare alla Cina, dalla quale l'arte della ceramica si irradiò in Giappone, Indocina e Indonesia.

 

Dai semplici vasi in ceramica grigia dell'epoca Shang (XVI-XI sec. a.C.) agli splendidi piatti di porcellana bianca decorata a smalto della dinastia Ming (1368-1644 d.C.), la Cina è stata maestra insuperabile per tutto il modo. Nelle regioni del Medio e del Vicino Oriente, sull'altopiano iranico e in Mesopotamia e in Anatolia si sviluppò, a partire del IV millennio a.C., un'intensa e ricca attività ceramica con vasellame ornato da motivi geometrici che imitano l'intreccio dei canestri, da animali stilizzati e da motivi ricchi di rimandi simbolici e magici.

 

Per accennare a realtà a noi più vicine va ricordata la ceramica cretese e micenea: con inevitabile approssimazione si può dire che la ceramica fu introdotta nel mondo greco dall'Oriente ma ben presto si affrancò dai modelli di importazione per orientarsi verso un gusto autonomo. A Creta, tra il III e il II millennio a.C. si sviluppa la ceramica di Kamares, dipinta a motivi rossi e bianchi su fondo nero lucido, nell'Argolide e nelle isole Cicladi, dopo il mille a.C. si afferma uno stile geometrico in cui prevalgono rombi, triangoli e meandri, le famose "greche".

 

A partire dal VI secolo si sviluppa la ceramica attica a figure nere, raggiungendo ben presto una grande raffinatezza compositiva e stilistica. Verso le fine del secolo si impose invece lo stile a figure rosse, con scene epiche, eroiche o semplicemente scene familiari. Questa produzione, che fu ricca e si diffuse ben presto in vaste aree del Mediterraneo, venne ben presto imitata dagli Etruschi e dai Romani. Gli Etruschi, oltre agi originali buccheri a pasta nera, usarono la terracotta per statue, urne cinerarie e sarcofagi di grande pregio artistico.

 

Tra il I secolo a.C. e il III secolo d.C. si diffonde, prima in Italia e poi in tutto l'impero, la ceramica a vernice rossa o terra sigillata, decorata a rilievo tramite matrici; la produzione più importante fu quella di Arezzo. Con la caduta dell' Impero Romano e l'instaurazione dei Regni Romano-barbarici, interrottisi i grandi scambi culturali e commerciali, anche la ceramica subì un abbassamento del profilo qualitativo e decadde ad un modesto ruolo puramente casalingo con produzioni di tazze e brocche rozze e pesanti. Già usata nel mondo islamico come rivestimento di grandi superfici, che assumevano così un aspetto sgargiante, nel Medioevo, a partire dall'età comunale, la ceramica fu introdotta in architettura o sotto forma di bacini (piatti e grandi scodelle policromi smaltate e decorate) o come fregi monocromi in terracotta (archetti, lesene, ecc.) che venivano inseriti nelle murature.

 

Dal Quattrocento l'artigianato artistico della ceramica ha una sorprendente rinascita: in Emilia e in Veneto si afferma la ceramica graffita. A Firenze e in tutta l'Italia centrale, nel Cinquecento, si afferma la maiolica che raggiunge ben presto un altissimo grado di perfezione tecnica e di qualità artistica; in questa feconda produzione si distinsero vari stili, chiamati "famiglie".
Luca della Robbia e la sua bottega produssero un gran numero di sculture invetriate, "un'arte nuova utile e bellissima" come la definì il Vasari.

Fino a tutto il Seicento la porcellana rimase appannaggio della Cina che seppe mantenere segreta la composizione chimica dell'impasto che, una volta cotto, dava un prodotto leggero, abbastanza resistente, un po' translucido e brillante. Dopo numerosi tentativi, fu solo intorno al 1710, nella città di Meissen, in Sassonia, che si produsse la prima porcellana europea, da allora sorsero quindi importanti manifatture a Venezia, Vienna, Chantilly, Capodimonte, Sevres, Limoges e Parigi, le quali, mentre producevano imitazioni di porcellane cinesi e cineserie, per un mercato in continua espansione, seppero sviluppare anche propri stili.


Nel Settecento l'Inghilterra sviluppa un originale tipo di maiolica fine e di porcellana a pasta tenera. Pur con molte eccezioni, l'Ottocento e il Novecento, invece, non si distinsero per la produzione ceramica che continuò a rielaborare stili e gusti dei secoli precedenti, mentre anche la famosa ceramica cinese pare abbia esaurito la sua sorprendente creatività già nel secolo scorso.

 

A fronte di questa situazione la ceramica continua nel nostro secolo un'importante funzione a servizio dell'uomo: la sua scarsa conduttività la rendono preziosa come isolante elettrico, viene impiegata in attrezzature chimiche e idrosanitarie perché è dura, igienica e resiste alla corrosione; è impiegata in elettronica, in medicina nelle protesi dentarie e ossee, nel campo dell'energia nucleare e nella tecnologia aeronautica e spaziale.

Nel XVII secolo la crescente richiesta e la diffusione in Europa delle preziose porcellane cinesi indusse i ceramisti olandesi ad imitarne la lavorazione invadendo anche i mercati della Serenissima; il Senato veneziano perciò, nel 1728, tentò di porvi rimedio stimolando la produzione interna con agevolazioni fiscali per chi fosse riuscito a produrre porcellane e a migliorare le Maioliche. ll momento era favorevole per Giovanni Battista Antonibon, il quale aprì, nel 1727, nella vecchia casa paterna a Nove quella che sarebbe diventata la più importante fabbrica di ceramiche della Repubblica Veneta, e che nel 1732 ottenne il privilegio dal Senato di essere esente da tutti i dazi per venti anni.

Pasquale Antonibon, che successe al padre nel 1738, nel 1762 riuscì in un’altra impresa importante: la produzione della porcellana. Nel 1770 si diffuse in Italia la terraglia, un impasto ottenuto in Inghilterra fin dal 1725, che per la bianchezza e il basso costo aveva causato un’inaspettata concorrenza alle maioliche e alle porcellane italiane: ancora una volta la fabbrica Antonibon, con Giò Maria Baccin, nel 1786 riuscì ad ottenere un impasto perfettamente imitante quello inglese.

 

All’inizio dell’Ottocento, nonostante la grave crisi politico-economica, alcune manifatture novesi riuscirono a prosperare proprio grazie alla terraglia; si rinunciò alla produzione di lusso destinata ai nobili ormai decaduti e si puntò su una vasta clientela, anche se più modesta, a cui si destinarono nuovi soggetti e tecniche: nacquero così le ceramiche popolari.

Verso il 1860-1865 si affiancò un altro genere, definito Artistico o Aulico o Neorococò forse stimolato dal desiderio di confrontarsi con gli straniere alle varie Esposizioni Internazionali.

 

Nei primi decenni del 1900 è all’Istituto d’Arte di Nove che viene segnata la fine dell’eredità ottocentesca in favore dello stile Novecento. Nel 1942 infatti, con l’arrivo del direttore Andrea Parini, si completa il processo di allontanamento dalle riproduzioni avvicinandosi a linee produttive moderne. A Parini va anche il merito di aver cresciuto una generazione di artisti che fa dell’area vicentina il centro più fervido in Italia della ricerca artistica contemporanea nell’ambito della ceramica.

 

Da allora il desiderio di adeguarsi alle correnti figurative del nostro tempo ha portato gli artisti locali a realizzare soprattutto pezzi unici.

 

 

LA COLLEZIONE
Il patrimonio artistico conservato presso il Museo Civico della Ceramica di Nove viene impreziosito dalla interessantissima collezione di fischietti generosamente donata da Nino Athos Cassanelli. Sono oggetti provenienti da tutto il mondo che permettono di creare una prima sezione espositiva specifica su questi simpatici manufatti, che da sempre hanno attratto e coinvolto eccezionali artisti e artigiani a Nove, in Italia e in tanti altri paesi del mondo.

 

Grande piatto in maiolica con decorazione a ponticello. Manifattura Antonibon, prima metà del Settecento
Grande centro tavola in maiolica datato: "DellaFabricadiGiBattaAntonibon/Ndi
Vicenza/Anno 1755"
Rinfreschiera ovale con decoro in blu "alla Berain". G.B. Antonibon (1728-1738)
.. Tazza da brodo e piattino in porcellana detta anche "tazza della puerpera" o "sodella della comare". Manifattura Antonibon, ultimo quartodel Settecento.
Grande centrotavola in maiolica, altezza cm 71 detto "La vasca di Nettuno", con
raffinatissima decorazione a fiori naturalistici. Manifattura Viero, ultimo quarto dell'Ottocento.
Piatto in terrglia con suonatrice d'arpa bordo a "spugnetta". Manifattura
Antonibon, seconda metà dell'Ottocento
Coppia di vasi in terraglia con riserve miniate a piccolo fuoco per imitare la porcellana. Firmati "Fabbrica Baroni, Nove". Manifattura Antonibon, primo quarto dell'Ottocento.
.. Vaso di fiori in terraglia, raro esempio di stile Liberty nella produzione novese.
Manifattura Cecchetto, secondo decennio del Novecento
Vaso in terraglia a forma di torre spaccata della serie "Gli scacchi". Andrea Parini, Nove, 1950.
pablo picasso Grande vaso in terracotta decorato a graffito e ingobbo da Pablo Picasso nel maggio 1950, nella fornace di Madoura, a Vallauris (Cannes)

Tratto da: www.ceramics.it/museo.nove