TRADUCI IN

 

FESTE TRADIZIONALI

  

L'abitudine a vivere in piccole comunità è attestata dall'antica presenza dei "colmelli", piccoli borghi sviluppati lungo le linee di livello che condividevano la corte, la fontana, il forno e il pozzo e che spesso avevano un proprio oratorio; tali presenze sono tuttora vive e si collegano alle periodiche "sagre" paesane di cui generalmente ciascun colmello si fa promotore. 

 


Si tratta di feste che hanno origine dai ritmi dei lavori agricoli, il cui calendario era scandito dai santi e dalle devozioni alle madonne, e che si componevano di un momento sacro e di uno profano, fatto di giochi e piatti tipici.

Attualmente la soppressione di molte festività infrasettimanali, i ritmi di lavoro rigidamente programmati, la diminuita - o mutata - tensione religiosa, l'irruzione di stimoli ricreativi standardizzati hanno contratto le sagre tradizionali. Fra le tradizioni popolari ancora dure a morire resta, nella notte vigilia delle Palme, l'ammucchiamento in piazza in seguito a rapine, più o meno contrastate, di tutti gli oggetti che in qualche modo rappresentano la chiusura (es. cancelli, cartelli, insegne ma anche attrezzi da lavoro ecc.): dunque una ricorrenza tipicamente primaverile di ascendenza precristiana.

Così pure il rogo della "vecia"di metà quaresima, un altro rito propiziatorio di primavera, solitamente preceduto dalla lettura di un testamento, che costituisce un satirico processo alle persone locali in vista per i più disparati motivi.