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I NUMERI DELLA GRANDE GUERRA SUL MONTE GRAPPA
CADORNA partì per l'Altopiano di Asiago il 5 ottobre 1917 per una breve vacanza. In questa occasione salì anche sul GRAPPA. Durante questa visita, come riportò il Generale GATTI, CADORNA rivolse agli Ufficiali del suo seguito questo avvertimento: "Stia bene attento, colonnello (si rivolgeva al Colonnello DEL FABBRO): il GRAPPA deve riuscire imprendibile. Deve essere fortissimo da ogni parte, non soltanto verso occidente. Anzi, metta la maggior cura nel rinforzare più che può la fronte rivolta a nord. Perché se dovesse avvenire qualche disgrazia sull'ISONZO, io qui verrò a piantarmi…". Poi, continuando: "Guardi bene. Laggiù l'Altopiano di ASIAGO e le MELETTE; qui il GRAPPA; a destra il Monte TOMBA e il MONFENERA; poi il MONTELLO e la PIAVE. Le ripeto, in caso di disgrazia, questa è la linea che occuperemo". La DODICESIMA BATTAGLIA dell'ISONZO iniziò 17 giorni dopo sul fronte isontino e si concluse con la BATTAGLIA d'ARRESTO sul PIAVE e sul GRAPPA, che seguì il ripiegamento del nostro ESERCITO da CAPORETTO. Sul GRAPPA la BATTAGLIA iniziò il 10 novembre e terminò con la vittoria ITALIANA il 25 dicembre 1917. E' bene ricordare che la BATTAGLIA d'ARRESTO fu una limpida VITTORIA del SOLDATO ITALIANO e degli UFFICIALI INFERIORI senza alcun aiuto da parte di chicchessia o degli ALLEATI dell'INTESA perché quest'ultimi si affacciarono sul nostro fronte ad operazioni concluse, cioè sul finire del dicembre del '17. Ma chi era il 'materiale umano' che si sacrificava in quel tragico momento sul GRAPPA ? Citiamo dal libro "CAPORETTO " di MARIO SILVESTRI: "Di che materiale umano si trattava? Di quello stesso che, pochi giorni prima, aveva partecipato al cosiddetto "sciopero militare". Il 17 novembre arrivava infatti sul Grappa il 264° della brigata Gaeta, che si affiancava al 144° della Trapani. Ed erano messi questi 6 battaglioni di reprobi, alla difesa del Tomba. Il curriculum della Gaeta è presto riassunto: 1550 uomini perduti nella decima battaglia dell'Isonzo, 1578 nella undicesima, 1616 nel ripiegamento. Veniva dalla 24° divisione, IV corpo, II armata, Bainsizza meridionale: rifatta ora per l'ennesima volta con le reclute della classe 1899. La sera del 18 novembre, dopo una giornata di continuo bombardamento di artiglieria, Krauss tenta la conquista del Pertica, che fallisce due volte, pur col favore delle tenebre. |
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In val di Piave riesce invece, fra il 18 e il 19, la conquista di una parte del crinale del Monfenera. Fener è perduta e al XVIII corpo d'armata, perché regga l'ulteriore urto, vengono mandata di rinforzo le brigate Re e Massa Carrara. La Re, Valentino Coda l'ha guidata dissolta al di qua del Piave. Quanto alla Massa Carrara, prima di Caporetto ha subìto la cura d'obbligo per i reparti carsici: un paio di migliaia di uomini persi nella decima battaglia, 1746 sul Faiti nella undicesima. Poi ha vissuto intera la via crucis della ritirata: inviata di rinforzo al IV corpo d'Armata il 23 ottobre, è stata sullo Stol, indi sulle pendici del Matajur e alla stretta di Stupizza, il 31 ha passato il Tagliamento a Cornino e il 9, retroguardia della II Armata, ha varcato il Piave al Ponte della Priula. Sia la Re che la Massa Carrara hanno i requisiti tipici delle brigate " Scappa". Ma questo è vero per tutti i rinforzi mandati alla IV Armata dal 17 al 22 novembre: la Gaeta, la Re, la Massa Carrara, la Messina, la Trapani vengono senza eccezioni dalla II Armata, come i battaglioni Val d'Adige e Morbegno del X Alpini, "fuggiti" dallo Jeza. Sono 32 battaglioni, mandati di rinforzo ai 48 schierati nella zona del Grappa il 13 novembre. Ancora pochi giorni, e i difensori del GRAPPA saranno costituiti per il 50 per cento dall'Armata dei reprobi" Scrive il Generale ENRICO CAVIGLIA, nelle sue memorie: "Lo schieramento sulla linea del PIAVE di tutte le forze ITALIANE ancora disponibili fu ultimato il 12 novembre (n.b. 1917) ed in quel giorno il nemico prese contatto con tutta la nostra linea. CONRAD, però, andava preparando da due settimane un attacco sugli ALTOPIANI, e lo iniziò il giorno 9. Gli AUSTRO-TEDESCHI portavano complessivamente 55 Divisioni contro le 33 Divisioni ITALIANE, 22 delle quali avevano una forza inferiore alla normale. In tutto un milione di uomini con 4500 pezzi e 550 aeroplani, attaccava mezzo milione di Italiani con 3200 bocche da fuoco e con pochissimi aeroplani. I nostri nemici furono sorpresi dalla resistenza delle nostre truppe e attribuirono la loro sconfitta ad un repentino voltafaccia morale dell'anima italiana. Essi non avevano capito le ragioni della nostra sconfitta di Caporetto. Per i generali nemici, salvo per l'Arciduca Giuseppe, per Boroevich, passarono inosservate le centinaia di migliaia di morti che la nostra fanteria lasciò sul CARSO, picchiando per undici volte, con insuperata tenacia, sempre contro le stesse posizioni e sempre sulle stesse direttrici d'attacco. Neppure i Tedeschi, così severi per altri, possono citare nel loro campo una simile pertinacia. Se i risultati furono meschini, la causa non è certo nello scarso valore delle truppe, che in molte giornate perdettero persino il 65% del loro organico. La guerra irreale e fanatica, combattuta sul Carso e sull' Isonzo, aveva creato la diffidenza fra le truppe ed il Comando. La ragione principale stava negli ordini d'operazione che procuravano gravi perdite senza risultati tangibili. Quasi tutti gli ufficiali degli alti Comandi non avevano comandato reparti od unità sul Carso o sull'Isonzo, e non conoscevano la guerra per esperienza diretta. Essi non potevano capacitarsi che i loro ordini d'operazione dessero così scarsi frutti, e l'attribuivano alla incapacità delle truppe ; e queste, con maggior ragione, agli ordini d'operazione".
A CAPORETTO, dopotutto, fu un sistema POLITICO-MILITARE a entrare in crisi nel nostro ESERCITO, ma non di certo uno sfacelo …(CADORNA riuscì a portare sul PIAVE senza alcuna perdita la 3a ARMATA del DUCA d'AOSTA EMANUELE FILIBERTO di SAVOIA dal basso Isonzo e quasi tutta la 4a ARMATA del Generale di ROBILANT dal Cadore. Il Generale CAVIGLIA condusse in salvo i resti della 2a ARMATA). In quel triste anno 1917 tutti gli ESERCITI in lotta entrarono in crisi per sfinimento, ma solo per il nostro ESERCITO si fece tanta cattiva, ingiusta e, molte volte, bugiarda pubblicità! Nel maggio-giugno 1917 anche l'Esercito FRANCESE contò decine di reggimenti che non ne volevano più intendere di ritornare in trincea e non ne fu fatta una tragedia nazionale! La LINEA ITALIANA sull'ALTOPIANO dei SETTE COMUNI e sul MASSICCIO del GRAPPA a quella data risultò essere la seguente, partendo da ovest verso est: RONCALTO, COL del ROSSO e, passato il BRENTA, si univa sul GRAPPA con COL CAPRILE, MONTE ASOLONE, MONTE PERTICA, COL dell'ORSO, MONTE SOLAROLO, scendeva per PORTE di SALTON al MONTE PIZ, MONTE PALLONE, MONTE TOMBA, MONFENERA e PEDEROBBA. Ora la linea di fronte ITALIANA si era accorciata di ben 300 chilometri (era questo forse l'obbiettivo principale di CADORNA ?) con enormi vantaggi strategici ed organizzativi per il nostro ESERCITO. Dopo la BATTAGLIA d'ARRESTO la nostra linea di fronte partiva dallo STELVIO e, per l'Altopiano di ASIAGO, andava verso il GRAPPA, il MONTELLO, SAN DONA' di PIAVE e poi finiva a CORTELLAZZO. Prima di questo ripiegamento è bene ricordare che la nostra linea incominciava dallo STELVIO sino a MONFALCONE passando per il PRIMIERO, il CADORE e la CARNIA. Le truppe AUSTRO TEDESCHE a loro volta erano state brillanti all'inizio della Dodicesima Battaglia a Tolmino, Plezzo e Caporetto, ma poi, per correr dietro agli italiani in ritirata, avevano dovuto far i conti con l'organizzazione del loro Esercito abituato a combattere più sulla pianura che sulle montagne. Forse già sicure di battere gli ITALIANI, le truppe Tedesche del Generale OTTO von BELOW avevano derogato agli ordini del loro COMANDO SUPREMO, che impediva l'avanzata delle truppe oltre i cento chilometri dal punto di arrivo dei rifornimenti (allora dietro l'ISONZO) per poter far giungere in tempo le artiglierie al seguito delle armate. La BATTAGLIA d'ARRESTO sul GRAPPA si svolse in due fasi distinte: la prima dal 13 al 26 novembre, detta la BATTAGLIA dei 14 GIORNI; la seconda, dall'11 al 21 dicembre, detta la BATTAGLIA dei 12 GIORNI. Per farsi un'idea dell'estrema violenza della battaglia, nella prima fase gli AUSTRO TEDESCHI scagliarono 21 battaglioni contro 13 dei nostri su un fronte di 16 chilometri (vedi zona CISMON -ZALOPPA - TOMATICO - M.te SANTO). Senza alcun risultato di rilievo! Visto che il GRAPPA non si riusciva a 'sfondare', ci pensò poi VON BELOW che addirittura schierò oltre metà della sua XIV ARMATA, cioè 60 battaglioni, contro 40/50 battaglioni dei nostri su una linea di fronte di 25 chilometri! In proporzione, a CAPORETTO Von Below poteva contare di 122 battaglioni per un fronte di circa 50 Chilometri: era uno sforzo incredibile quello sul GRAPPA, sollecitato dall'urgenza di trasferire sul fronte occidentale al più presto le divisioni tedesche. Ma non riuscirono a sfondare! Il calvario del Monte PERTICA iniziò proprio il 17 novembre del '17 ; in un sol giorno fu perduto e ripreso ben otto volte! Solo nell'ottobre 1918 fu definitivamente conquistato! I ponti sul PIAVE erano fatti saltare il 10 novembre del '17 e dato che le piene del fiume in quel periodo impedivano qualsiasi forma di passaggio, agli austro tedeschi non rimaneva che tentare il tutto per tutto per sfondare la linea sul GRAPPA, ben sapendo che non vi erano altre truppe italiane a difendere le linee successive del BRENTA, dell' ADIGE e del MINCIO. L'ALTOPIANO d'ASIAGO era infatti difeso da opere solidi ed efficaci e quindi era inutile provare a rompere il fronte in quella zona, come si ostinò il Generale CONRAD. Quindi se gli Austro Tedeschi fossero riusciti a superare l'ostacolo del GRAPPA e calare in pianura Veneta, l'Esercito Italiano avrebbe dovuto abbandonare il VENETO, compresa VENEZIA… Al termine della BATTAGLIA d'ARRESTO sul GRAPPA, il Tenente Generale KONRAD KRAFFT von DELLMENSINGEN, allora Capo di Stato Maggiore di von BELOW, disse: "Così si arrestò, a poca distanza dal suo obiettivo, l'offensiva ricca di speranze e il GRAPPA diventò il 'MONTE SACRO' degli Italiani. D'averlo conservato contro gli eroici sforzi delle migliori truppe dell'Esercito Austro ungarico e dei loro camerati Tedeschi, essi, con ragione, possono andare superbi!". Gli ITALIANI contarono in questa strenua difesa del GRAPPA: oltre 20.000 uomini furono messi fuori combattimento (cifra stimata perché sia su Caporetto che sul Grappa - Piave: non ci sono dati precisi). Tra la linea del TOMATICO - RONCONE del 13 novembre e quella occupata il 26 novembre dopo l'ultima offensiva austro tedesca la distanza era di circa 10 chilometri, dei quali 6 persi nei primi 5 giorni di combattimenti e 4 negli altri 9 giorni: VERA DIFESA ELASTICA e per di più in montagna, in pieno inverno con il termometro abbondantemente sotto zero e neve già oltre il metro! Altro che le grandi pianure francesi o gli immensi spazi russi dove i tanto blasonati Generali sia dell'Intesa che della Triplice non avevano alcuna difficoltà a manovrare i loro eserciti anche nella difesa elastica. Spesso nel raccontare la STORIA della GRANDE GUERRA si vuole vedere più bravi i Generali ora Francesi, ora Inglesi, ora Tedeschi o Austriaci, poco bravi quelli Italiani o Russi. Invece furono TUTTI -più o meno- incapaci di capire che QUELLA GUERRA era una GUERRA NUOVA e MODERNA dove entravano prepotentemente in gioco la grande FINANZA, le grandi aspirazioni (e di conseguenza anche le LOTTE) COLONIALI di FRANCIA, GERMANIA, INGHILTERRA, la grande INDUSTRIA e la miglior TECNICA di quel tempo dotando gli eserciti di ARMI di DISTRUZIONI allora IMPENSABILI: per tutti la potenza smisurata dell' ARTIGLIERIA che con i suoi cannoni di vario calibro martellava e distruggeva per giorni e giorni le trincee e ogni altra difesa nemica prima di ogni attacco. Questo enorme dispendio di materiali ed altro per alimentare continuamente l'artiglieria preparatrice delle grandi offensive, condizionava in maniera decisiva il pensiero di CADORNA per poter realizzare il suo piano tattico - strategico ISONZO-ALTOPIANI. Erano gli inizi del 1916 e si parlava della prossima offensiva Austriaca in primavera. CADORNA così scriveva: "Il 15 aprile il Comando Supremo rappresentava al Ministero la questione delle munizioni, che era assai preoccupante. La produzione era molto al disotto dei promessi 50.000 colpi al giorno. Nell'ipotesi di una nostra offensiva su un determinato tratto di fronte, e lasciando alle singole armate il solo munizionamento di sicurezza, scarsamente valutato, non si potevano riunire sulla fronte d'attacco che 1.200.000 colpi, dotazione questa scarsissima se si pensa che nell'offensiva in Champagne dell'anno prima i francesi avevano consumato 7.200.000 colpi e che in quel momento stavano bensì resistendo tenacemente a Verdun, ma consumando 150.000 colpi al giorno". L'ESERCITO ITALIANO nella GRANDE GUERRA consumò ben 43 milioni di colpi di artiglieria di vario calibro dal 1915 al 1918: un colpo da 75mm costava 80.000.- lire (di oggi), un colpo da 105mm costava 150.000 mentre una granata da 305mm costava all'incirca una decina di milioni! ROBERTO BENCIVENGA era il Capo di Stato Maggiore nel momento di arginare la STRAFEXPEDITION (1916). Nell'agosto del 1917 entrò in contrasto con CADORNA e da questi fu posto a tre mesi di arresti in fortezza. Ciononostante ai primi di novembre di quell'anno BENCIVENGA comandò la BRIGATA AOSTA sul GRAPPA e precisamente nella linea di difesa del COL CAPRILE - COL della BERRETTA - COL BONATO. Per la difesa del COL della BERETTA tra il 22 e il 26 novembre 1917, BENCIVENGA ebbe la Medaglia d'ARGENTO, mentre la BRIGATA AOSTA per le operazioni sul GRAPPA del 1917, sul PIAVE nel 1918 e di nuovo sul GRAPPA nell'Ottobre 1918 ebbe la MEDAGLIA d'ORO. BENCIVENGA, nelle sue memorie, identifica le battaglie della GRANDE GUERRA come BATTAGLIE di MATERIALI e in proposito così scriveva: "Per avere un'idea della caratteristica di questa prima battaglia di materiale (si riferiva ai primi scontri tra di TEDESCHI e i RUSSI), ricorderemo che, mentre nella grande offensiva dello CHAMPAGNE del settembre 1915 la densità delle artiglierie era di 1 pezzo pesante ogni 40 metri e 1 pezzo leggero ogni 32 metri, a VERDUN i TEDESCHI misero in azione 1 pezzo pesante ogni 22 metri e 1 leggero ogni 17, cosi che la media complessiva delle artiglierie sul fronte di attacco salì da 1 pezzo ogni 18 metri a 1 pezzo ogni 10. Se poi si tiene conto che il munizionamento era più che raddoppiato, è lecito dedurre che l'azione delle artiglierie era quadruplicata". E ancora: "Al principio del 1916, la dotazione di munizioni era scesa al disotto di quella con la quale eravamo entrati in guerra e che si era dimostrata del tutto insufficiente nelle quattro battaglie dell'ISONZO. Il consumo era stato superiore alla produzione. Questa si era mantenuta nel 1915 alla media qiornaliera di 10.400 colpi e solo nell'aprile 1916 aveva raggiunto i 23.000 colpi mentre in FRANCIA nel gennaio 1916 era di 116.000 (soltanto per i cannoni da 75) e in INGHILTERRA raggiungeva i 40.000". I grandi GENERALI di allora, che pretendevano di adattare le dottrine di NAPOLEONE a questo conflitto, si trovarono impreparati a proporre qualsiasi nuova strategia di guerra contro queste armi moderne e i reticolati, per cui ammassarono gli eserciti di milioni di uomini nelle TRINCEE che dalla MANICA all'ADRIATICO si estendevano per oltre 3.000 chilometri attraverso l'EUROPA. E la GUERRA divenne null'altro che scontro tra masse di uomini che uscivano da queste tane per massacrarsi l'un contro l'altro per la conquista di pochi chilometri (alle volte qualche centinaio di metri, come sull' ISONZO…) di terreno. ERIC J. LEED, nel suo famoso libro 'TERRA di NESSUNO', scrive (riferendosi al fronte occidentale): "Quando le regole della guerra di trincea cominciarono ad essere riassunte nei manuali di tattica, si diffuse la convinzione che l'artiglieria fosse sia la causa sia la soluzione dello stallo sul campo. Con artiglieria sufficiente potevano essere sconvolte anche le posizioni difensive più forti; si pensò quindi che raddoppiando e triplicando il fuoco offensivo potessero essere spazzate la seconda e la terza linea di resistenza e di conseguenza la penetrazione avrebbe potuto trasformarsi in sfondamento. Invariabilmente, il problema della immobilità sul campo fu affrontato in termini puramente quantitativi: si trattava di ammassare un sufficiente numero di cannoni, granate, assaltatori e riserve in punti prescelti lungo il fronte e quindi, scatenando gas e masse umane, soverchiare la tremenda efficacia del fuoco difensivo. Questa logica trovò fedele applicazione nella terza battaglia di Ypres (Passchendaele) dove, dopo un fuoco di sbarramento di quattro milioni e mezzo di bombe sparate da tremila medi calibri e mille pesanti (un cannone ogni cinque metri e mezzo del fronte, quattro tonnellate e tre quarti di granate tirate su ogni metro lineare del fronte) e al costo di 110.000.000 di dollari, un intero esercito britannico sparì nelle paludi delle Fiandre. Questa battaglia, che causò agli inglesi circa 300.000 vittime, fu per R.C. Sherriff la prova di come lo stato maggiore dell'esercito avesse completamente perso contatto con le realtà di quella guerra che invece era supposto dirigere: 'Non ho bisogno di sforzi particolari per ricordare la mostruosa disgrazia di Passchendaele. Fu la prova, posto che ve ne fosse bisogno, che i generali avevano perso ogni contatto con la realtà' "L'esperienza ha dimostrato che un alto grado di tensione nervosa è più comune fra i soldati che devono rimanere inattivi sotto un bombardamento. Per l'uomo di autocontrollo medio questa diviene presto un situazione di forzata attesa della granata, del momento e del luogo in cui ogni granata cadrà esplodendo; e dietro questo pensiero ne alligna un altro, e precisamente quanti secondi gli possano restare prima di essere fatto a pezzi. Un'ora o due di una tensione del genere è più di quanto la maggior parte degli uomini possa sopportare" E questo accadeva in TUTTI i fronti, ITALIA compresa, come in occasione delle offensive CARSICHE e in particolare nell' 11a BATTAGLIA dell' ISONZO con la presa della BAINSIZZA o nella battaglia di VITTORIO VENETO, sul GRAPPA da parte degli Austro Ungarici. Il lettore noterà che il racconto di questa pagina di STORIA del GRAPPA nella GRANDE GUERRA è presentato con molti numeri e cifre anche presi da altri fronti: una maniera per comprendere a quale sforzo umano, sociale, industriale e finanziario furono sottoposte le nazioni belligeranti e in particolare l'allora nascente Nazione ITALIANA. Riporta nelle sue memorie GIARDINO: "Ebbene: 42 mesi di guerra 15 battaglie una 'non classificabile': Caporetto; una, specialissima, 'di arresto'; una, una sola, veramente e nettamente 'difensiva', giugno 1918; dodici, e cioè i quattro quinti, 'offensive' ". La STRAFEXPEDITION, l'offensiva AUSTRIACA, iniziò il 14 maggio 1916 con un bombardamento dal DOSS CASINA sul GARDA a COL S.GIOVANNI in ALTA VAL CAMPELLE in VAL SUGANA. Il Generale CONRAD scagliò 144 battaglioni contro la 1a ARMATA ITALIANA del Generale PECORI-GIRALDI composta da 116 battaglioni: gli Austriaci misero in campo artiglierie di ogni calibro compreso il 381 e 420 mm. Quest'ultimo, era il famoso SKODA 420/12 mm. In batteria questo mostro pesava 113 tonnellate, veniva scomposto in sei cariche e trasportato con sei vetture - trattrici, la bocca da fuoco era lunga 6,29 metri e pesava ben 26 tonnellate: la granata del 420 era lunga 1,55 metri, pesava 800 Kg e con una pressione all'interno della canna di 2.300 atmosfere usciva dalla bocca alla velocità di 470 metri al secondo per un gittata di quasi 15 Chilometri: ecco cosa voleva dire GUERRA NUOVA e MODERNA…L'ESERCITO ITALIANO combatté strenuamente sino al 24 luglio e riuscì a contenere e poi battere gli Austro Ungarici. Dopo questa offensiva Austriaca, il Generale CADORNA pensò di proteggere le spalle del suo esercito sull'ISONZO da eventuali attacchi nemici predisponendo una serie di misure di fortificazioni e altro sia sugli ALTOPIANI che sul GRAPPA. Ora il lettore prenda in mano una cartina della zona del GRAPPA e seguiamo le memorie di CADORNA: "Capitale importanza per la difesa della PIAVE aveva il massiccio montuoso del Monte GRAPPA, come quello che ne costituisce il necessario appoggio nei monti e, nello stesso tempo, faceva sistema coll'altopiano dei SETTE COMUNI per precludere al nemico l'importante arteria di VAL BRENTA. Per queste ragioni e per altra che ora dirò, avevo portato la mia attenzione sul Monte GRAPPA fin dal tempo che seguì l'offensiva austriaca dal TRENTINO del 1916. Difatti, al termine delle operazioni sull'altopiano, cioè nel luglio di quell'anno, noi fronteggiavamo gli Austriaci nella parte settentrionale dell'Altopiano, su una linea che dal Monte LONGARA per Monte FIARA e Monte CUCCO andava a CIMA della CALDIERA, linea che fu tosto potentemente fortificata. Dietro questa linea se ne organizzò una seconda che dai CASTELLONI di SAN MARCO, per Monte ALTO e Monte FORCELLONA si congiungeva, sul Monte TONDARECAR, al gruppo dominante e potentemente fortificato delle MELETTE, vera cittadella centrale dell'Altopiano dei SETTE COMUNI, dalla quale si aveva azione in tutte le direzioni. Tra le due linee accennate ve n'era anche una intermedia, ordinata per coprire lo schieramento delle artiglierie. Questo complesso di linee difensive fortemente presidiate faceva sì che il nemico non avrebbe potuto svolgere il suo attacco contro la parte meridionale dell'Altopiano di ASIAGO per scendere alla pianura, senza prima impadronirsi della parte settentrionale sulla quale occupavamo una linea che faceva angolo retto con quella da noi tenuta sulla sinistra dell'ASSA. Il nemico era perciò costretto a sviluppare in primo tempo il grosso delle sue forze e dei suoi mezzi contro le nostre linee del nord dell'Altopiano. Ma se fosse riuscito a farle cadere, nessun ostacolo avrebbe potuto trattenerlo dallo scendere in VAL BRENTA, a PRIMOLANO ed a valle per tentare di aprirsi per questa valle la via alla pianura. Per scongiurare questo pericolo pensai di usufruire del massiccio del GRAPPA e del gruppo collinoso del Col del GALLO, che sorge ad oltre 600 metri sul fondo delle valli laterali, tra la BRENTA ed il CISMON presso la loro confluenza. Il gruppo del Col del GALLO fu tutto traforato di caverne per artiglierie e mitragliatrici che battevano con molta efficacia i risvolti della rotabile che si sviluppa lungo la ripida scarpata rocciosa tra ENEGO e PRIMOLANO. Il COL del GALLO si collegava da un lato alle posizioni occupate dal XVIII CORPO nella conca di TESINO, lungo la parete rocciosa che da COLLE dei BARCHI e COL BALESTRINA si estende a MONTE LASTE, parete solo interrotta dalla insellatura di FASTRO e da VAL GRIGNO, entrambe sbarrate da numerose mitragliatrici in caverna e da artiglierie; in tal modo, anche la eventuale perdita della parte settentrionale dell'Altopiano dei SETTE COMUNI avrebbe consentito al XVIII CORPO di mantenere il possesso dell'importante conca di TESINO. Dall'altra parte, il COL del GALLO si collegava attraverso VAL CISMON col COL dei PRAI, ultima propaggine del Monte GRAPPA, d'onde l'altra parete rocciosa quasi continua si estende fino al COL MOSCHIN; da questo punto partivano due linee difensive che, attraverso alla BRENTA si allacciavano al COL d'ASTIAGO ed al Monte CAMPOLONGO alle difese dell'Altopiano di ASIAGO. In tal guisa, anche se il nemico si fosse impadronito dell'ultima linea difensiva, tra i CASTELLONI di SAN MARCO e le MELETTE, nella parte settentrionale dell'Altopiano di ASIAGO, non avrebbe potuto scendere in VAL BRENTA, e se pure ciò gli fosse riuscito, si sarebbe trovato imbottigliato in quello stretto canale, senza possibilità di uscirne. Debbo ora accennare ai lavori ordinati dal COMANDO SUPREMO sul massiccio del GRAPPA, fin dal novembre 1916, solo per misura di 'lontana preveggenza', perché nessuno poteva pensare in quel momento che un anno dopo avremmo dovuto difendere la linea della PIAVE: 1- la strada rotabile che, partendo dalla località MARCHI a nord - est di BASSANO, per COL CAMPEGGIA sale alla sommità del Monte GRAPPA con diramazione a COL MOSCHIN e COL CAPRILE; 2 - la teleferica da CRESPANO alla vetta del Monte GRAPPA, con larga mulattiera, praticabile all'artiglieria da campagna; 3 - i serbatoi di acqua sull'altopiano (ove l'acqua manca completamente); 4 - appostamenti per 60 batterie (con strade di accesso), necessarie per battere il terreno in tutte le direzioni, ma specialmente verso l'Altopiano di ASIAGO, quando fosse caduto in mano nemica il terreno a nord di Val FRENZELA (come avvenne difatti nel novembre 1917); 5 - sbarramento con reticolati e mitragliatrici fiancheggianti in caverna, di tutti i canaloni che, attraverso la parete rocciosa di sinistra del BRENTA, tra Col dei PRAI e COL MOSCHIN, potevano dare accesso, sia pure con molta difficoltà, all'altopiano; 6 - costruzione di un potente caposaldo comprendente le due vette più elevate del GRAPPA (distanti due chilometri); 7 - costruzione di altri caposaldi sulle vette principali che fanno corona al Monte GRAPPA (COL RANIERIO, Monte ASOLONE, Monte PERTICA, COL dell'ORSO, ecc.). Il 24 ottobre 1917 quando ebbe inizio l'attacco austro - tedesco, tutti i lavori ora accennati erano compiuti, ad eccezione del grande caposaldo del Monte GRAPPA, che era in stato di avanzata costruzione e dei caposaldi secondari che a quello fanno corona e che si dovettero improvvisare nei 15 giorni che precedettero l'attacco. Si noti che avendo io vietato di prolungare le strade del GRAPPA sul versante nord fino all'insellatura ARSIE'-FELTRE, il nemico non disponeva di nessuna buone strada per trasportare artiglierie di medio calibro sul versante nord del massiccio e gli occorreva molto tempo per effettuare i necessari spiegamenti di artiglieria, durante il quale le opere potevano essere perfezionate. La sistemazione difensiva del Monte GRAPPA era stata ideata tenendo conto della sua doppia funzione, cioè di seconda linea rispetto all'Altopiano di ASIAGO e di grande caposaldo della linea della PIAVE. Nell'esecuzione dei lavori si era però data la precedenza a quelli che più specialmente si riferivano alla prima o ad entrambe le funzioni nello stesso tempo, sembrando esse in quel momento più urgenti. I descritti lavori che pure erano stati ordinati, ripeto, per una semplice misura di lontana preveggenza, furono quelli che salvarono il Monte GRAPPA dalla furia nemica. Soprattutto le strade ed i serbatoi d'acqua, assicurando la vita e tutti i servizi delle truppe, resero possibile di trasportare e mantenere sul massiccio le numerose truppe necessarie per la difesa. Senza quei lavori non sarebbe stato possibile di occupare saldamente il GRAPPA colle grandi forze che all'uopo erano necessarie; esso sarebbe caduto ed avrebbe trascinato nella sua caduta l'intera linea del PIAVE. Si può immaginare che sarebbe avvenuto, nelle condizioni in cui si trovava ancora l'esercito il 10 novembre, se avesse dovuto riprendere la ritirata verso l'ADIGE, in accordo colla 1a ARMATA, la quale avrebbe dovuto abbandonare gli Altipiani; e tutto ciò mentre non si aveva ancora avuto il tempo di sistemare a difesa la linea del BACCHIGLIONE - BASSO BRENTA e quella dell'ADIGE! Non parrà pertanto esagerazione il dire che quei lavori hanno largamente contribuito a salvare le principali provincie venete dall'invasione e l'ITALIA, e forse con essa l'INTESA, dall'estrema rovina". Parole del Generale CADORNA: il suo pensiero strategico pose le premesse dell'arresto nemico al PIAVE e al GRAPPA e questo suo grande merito la STORIA quasi lo dimentica…. Dice il Generale CAVIGLIA a proposito di CADORNA nelle sue memorie: "Di tutti i Generali dell'Intesa egli era stato il solo che avesse operato nella guerra comune, considerandola nel suo complesso e non sotto l'esclusivo punto di vista del proprio fronte. Ai suoi colleghi avrebbe potuto parlare a voce alta …" Di CADORNA, scrisse MONTANELLI in una sua famosa 'stanza' :" CADORNA era un soldato di quelli che l'ITALIA non ha mai prodotto in serie: duro, ma anche trasparente come un cristallo. Aveva un concetto sacerdotale del suo mestiere, di cui applicava inflessibilmente le regole, a cominciare da quella della disciplina, che pretendeva da tutti, anche da se stesso, piena ed assoluta. Sui suoi poteri di comando non tollerava controlli, e infatti, prima di accettare la carica di CAPO dell'ESERCITO nella PRIMA GUERRA MONDIALE, esigette la rinunzia del potere politico e dello stesso RE a qualsiasi sindacato su lui. Fu questo a farne poi l'unico responsabile della disfatta, quale NON era" . Infatti CADORNA operò con assoluta correttezza con gli alleati e ingiuste e pretestuose furono le lamentele del Generale NIVELLE in occasione delle operazioni militari del nostro ESERCITO nella primavera del 1917: le 'spallate' di CADORNA sull'ISONZO il più delle volte erano scatenate per impegnare al massimo sul nostro fronte le truppe Austro Ungariche perché non andassero ad aiutare i loro alleati Tedeschi impegnati sul fronte occidentale in potenti offensive contro i Francesi e gli Inglesi. Per rinforzare adeguatamente l'artiglieria, CADORNA era costretto ad ogni offensiva a trasferire - avendo a disposizione solo due linee ferroviarie la Udine-Cormons e la Portogruaro-Cervignano - i grossi calibri dall'ALTOPIANO dei SETTE COMUNI al CARSO (e viceversa) con tutti i rischi derivanti di aver poi l'ESERCITO con le spalle scoperte per eventuali offensive dal TRENTINO. Infatti, in occasione della STRAFEXPEDITION, CADORNA in tutta fretta dovette rinforzare la I^ ARMATA degli ALTOPIANI con uomini e materiali che giungevano dal fronte dell' ISONZO. Dalle sue memorie: "Nel campo logistico, il più arduo della guerra in montagna, fu molto ben risolto il vasto problema dell'affluenza dei rinforzi nei tratti di fronte più minacciati e della contemporanea radunata delle unità di nuova formazione. I trasporti funzionarono in modo perfetto. Mercé l'attività e l'abnegazione del personale addetto alla direzione ed al funzionamento del servizio ferroviario, la potenzialità teorica massima delle linee impegnate fu superata di un buon terzo, senza che si avesse a deplorare inconvenienti di sorta. Nel corso di un mese 82.000 veicoli ferroviari affluirono verso la regione minacciata, trasportando nel complesso movimento di rifornimenti e sgomberi più che mezzo milione di uomini, 75.000 quadrupedi,15.000 carri, oltre a quantità incalcolabili di viveri, munizioni, medicinali, attrezzi e materiali d'ogni genere". Sono numeri impressionanti che ci lasciano sbigottiti di fronte alla bravura del nostro ESERCITO! CADORNA l'8 novembre 1917 venne sostituito dal Generale ARMANDO DIAZ, già Comandante di Corpo d'Armata sotto il DUCA d'AOSTA. DIAZ era meno rigido e autoritario di CADORNA e con grande capacità seppe ricostruire in quei tristi frangenti un clima di fiducia fra il GOVERNO ITALIANO, il COMANDO SUPREMO e il PAESE. Quando si parla di Armate, Battaglioni, Divisioni, ecc., il lettore consideri che, parlando dell'ESERCITO ITALIANO: l'unità base era la SQUADRA composta da 8 o 10 uomini. Il PLOTONE era formato da 2 o più squadre; 3 o più plotoni formavano la COMPAGNIA (detta 'SQUADRONE' in cavalleria, 'BATTERIA' nell'artiglieria) e 3 compagnie erano l'organico di un BATTAGLIONE per circa un migliaio di uomini (in cavalleria detto 'GRUPPO di SQUADRONI' e in artiglieria 'GRUPPO' ). Poi 3 battaglioni più uno di comando formavano un REGGIMENTO; 1 o 2 reggimenti formavano la BRIGATA; 2 o 3 brigate formavano la DIVISIONE (all'incirca quindicimila uomini); più divisioni o brigate formavano il CORPO d'ARMATA; più corpi d'armata formavano l'ARMATA e 2 o più armate formavano il GRUPPO d'ARMATE, massima unità operativa (si pensi che la II ARMATA del Generale CAPELLO alla vigilia della UNDICESIMA BATTAGLIA detta della BAINSIZZA era composta da un organico di quasi 800.000, uomini di cui una metà era addetta al rifornimento dei combattenti e delle artiglierie). Per trasportare una DIVISIONE con cavalli, provviste ed equipaggiamenti, erano necessari un migliaio di carri ferroviari o autocarri efficienti: una volta in marcia una DIVISIONE occupava all'incirca una ventina di chilometri ed occorrevano quasi sei ore perché transitasse tutta in un determinato punto… E ora ritorniamo sul GRAPPA L'ARMATA del GRAPPA ereditò gran parte degli apprestamenti difensivi del monte dai nostri soldati che nella BATTAGLIA d'ARRESTO avevano costruito durante i rigori dell'inverno con mirabile fatica e disposti a grande efficienza. Dalle memorie di GIARDINO: "Nella zona occidentale, perdute le posizioni di COL CAPRILE, COL della BERRETTA e M. ASOLONE, e compromesso per conseguenza il PERTICA, l'appoggio della difesa di CIMA GRAPPA si era ridotto a M.COSTON - M.RIVON; preferibile il secondo, perché coperto dal primo verso l'ASOLONE e meglio sostenuto da CIMA GRAPPA contro gli insidiosi attacchi da VAL CESILLA. La linea di resistenza, prendendo questo appoggio, seguiva quella forma di ampia coppa che si è vista delineata dal contrafforte di M.ORO - il CAPITELLO - COL RANIERO - contrafforte marginale ovest da COL RANIERO a nord. Era la prima e sola linea rilevata, continua, non dominata, che si offrisse alla difesa dopo perduta quella di COL della BERRETTA. A sinistra essa si appoggiava con COL FENILON e COL MOSCHIN agli strapiombi di SASSO di CANE sul CANALE di BRENTA. In contrapposto con la zona ora considerata, nessuna linea di rinforzo, a tergo, poteva esistere, a causa del terreno già esaminato, per la zona immediatamente ad est di CIMA GRAPPA, dal BOCCAOR a M.PALLONE". E' da premettere che, nel novembre 1917, il Grappa non possedeva che sentieri, difficili mulattiere, e la sola rotabile Cadorna, incompleta, con carreggiata appena sufficiente al movimento in solo senso, con tratti anche pericolosi. Per mantenere il consueto ordine di esame, da ovest ad est, le comunicazioni nel senso dei meridiani si possono dividere, o collegare, presso a poco nei quattro settori dei quattro corpi d'armata in linea. L' ARMATA del GRAPPA Nata il 17 aprile 1918. Ebbe il suo comandante il 26 aprile. Il comandante le diede il nome di 'ARMATA del GRAPPA' il 29 aprile (ordine 6620). In sei mesi ebbe il privilegio, essa sola, di due grandi battaglie senza ombre. Il 15 giugno, la sua bella battaglia difensiva: di lunga mano preparata, breve, tenace, mordente, vittoriosa, 'con le sole sue forze'. Dal 24 ottobre al 3 novembre, la sua dura battaglia offensiva: improvvisa, lunga, sanguinosa; il sacrificio di sé, senza limiti, per la vittoria di tutti: 'essa sola, oltre il 70% delle perdite dell'intero esercito in quella battaglia'. Il Grappa era immortale. L'indomani l'armata era morta. I suoi corpi d'armata diventavano 'disponibili' ; il suo comando, conservando il proprio numero di 4a ARMATA, doveva andare ad assumere il comando dei corpi che erano fino allora stati della 8a ordine 5 novembre). Moriva, avendo nobilmente ed interamente compiuta la sua missione, nella guerra e nella storia. Il suo comandante ne scriveva l'epigrafe: ''L'Armata del Grappa non morrà; è stata un formidabile strumento di guerra ;più ancora, è stata, ed è, e sarà, un fascio meraviglioso di anime; la sua gloria ha le radici nel vivo cuore del popolo italiano, che del Grappa, e dei soldati del Grappa, ha fatto il simbolo della patria fede e della patria fortuna. Non morrà" (Ordine all 'armata ; 15 novembre). L'ARMATA del GRAPPA aveva schierati i seguenti CORPI d'ARMATA alla vigilia della BATTAGLIA del 'SOLSTIZIO' : Il IX lungo la marginale sul BRENTA, Ten. Gen. EMILIO DE BONO Il VI al centro che comprendeva CIMA GRAPPA, Ten. Gen. STEFANO LOMBARDI Il XVIII sul saliente dei SOLAROLI, Ten. Gen. LUIGI BASSO Il I lungo la linea MONFENERA -TOMBA , Ten. Gen. SETTIMO PIACENTINI per un totale di 8 DIVISIONI con 120 BATTAGLIONI e 1030 pezzi d'artiglieria di vario calibro. Alla data del 24/10/1918 l' ARMATA aveva in linea i seguenti CORPI : Il IX in posizione come a giugno Il VI in posizione come a giugno Il XXX da M.te BOCCAOR ad Osteria MONFENERA ( il M. TOMBA risulta a carico della 12a ARMATA, poi c'era l' 8a ARMATA, la 10a ARMATA e infine al mare la 3a ARMATA) fino al 3 giugno Ten. Gen. DONATO ETNA, poi Ten. Gen. UMBERTO MONTANARI. LE STRADE Erano l'infrastruttura primaria per sostenere lo sforzo bellico dei CORPI d'ARMATA operanti sul GRAPPA (da qui in avanti, tutti i luoghi geografici, i numeri, misure cifre o quant'altro sono tratti dalle memorie del Generale GIARDINO). La camionabile 'CADORNA' da Romano alto a Cima Grappa, sviluppo metri 26.500, pendenza massima 8%, carreggiata 5,50, dislivello superato 1600 metri. Da questa strada a Valle del Campo partono tre camionabili: 1) Val del Campo a Col del Miglio, sviluppo metri 6.650; 2) Val del Campo sino al congiungimento con la camionabile di Semonzo, sviluppo metri 4.500; 3) Val del Campo a Col Moschin, sviluppo metri 12.000. La camionabile di SEMONZO, la quale, scalato l'ultimo sperone del Cornòsega, gira da ovest M. Boscon, raccoglie in Val dei Lebi la strada proveniente dal contrafforte ovest di Val Santa Felicita, quindi, per la regione di Osteria di Poise e di M. Colombera, raggiunge M.Meda e poi Cima Grappa. Sviluppo metri 20.000 pendenza massima 8%, carreggiata 5.50, dislivello superato metri 1500, ma era ancora non usufruibile, per la battaglia di giugno. Da CRESPANO, una strada camionabile per la B.V. del Covolo a Cima Grappa, sviluppo 11.000 m., pendenza massima 16%, dislivello metri 1300. Finalmente, sul tratto di fronte TOMBA - MONFENERA sale alla cresta la camionabile Pieve - Osteria di Monfenera, sviluppo metri 7500, pendenza massima 15%, dislivello superato metri 600. Furono poi tracciate e preparate una ventina di mulattiere e una decina di carrarecce. Nel complesso si avevano circa 50 Km. di strade camionabili; 70 Km. di strade carrarecce; ed 80 Km. almeno di mulattiere. Il nome di alcune mulattiere: Pove - Monte Bastia - Noselari ; Col Campeggia - Ponte San Lorenzo - Osteria il Lepre ; Borso - M. Legnarola; Osteria la Cibera - Monte Asolone; Virago - Monfenera. E di alcune carrarecce: S. Liberale - Val di Melin (pendenza massima 20%) ; S. Liberale - Sasso - Archeson ; S. Andrea - Punta Muscè - Archeson (pendenza massima 20%).
LE TELEFERICHE - GLI IMPIANTI IDRICI - I PROIETTORI - I SERVIZI ELETTRICI Forse il dato più esatto è che le teleferiche a motore in esercizio al Grappa fossero già 29 nel gennaio 1918; 57 nell'aprile; 61 nel maggio; 67 nel giugno; 73 nel luglio; 80 nel settembre. Le stazioni in partenza risultarono così localizzate:Val Santa Felicita con arrivo a Col Campeggia - M. Asolone - M. Oro quello di Borso con arrivo a Colli Vecchi, Osteria del Campo, e Campo Croce; quello di Val Cassanega e Val Carpon con arrivo a M. Palla, M. Legnarola, Cason di Meda, Cason di Ardosa, ecc. Le stazioni di partenza erano servite da ferrovie decauville, molto sviluppate. Le portate erano varie. Le teleferiche smontabili portavano circa 250 chilogrammi con un rendimento orario da 10 a 25 quintali; la grande teleferica fissa di Cima Grappa portava 5 quintali, con un viaggio di 22 minuti per ogni vagoncino; aveva 45 vagoncini, arrivava al rendimento di 150 quintali all'ora e di 2000 al giorno, potendosi spingere anche a 3500. Nell'ottobre 1918 l'impianto acquedottistico distribuiva sul dorso del Grappa almeno un milione e duecentomila litri giornalieri, a carico normale, con una prevalenza media di 1000 metri di innalzamento, mediante una forza di 725 HP; a pieno carico poteva arrivare ad un milione e mezzo di litri. Lo sviluppo delle condutture era di oltre chilometri 90. Si avevano vari impianti: di Col Campeggia, della B.V. del Covolo, di San Liberale, di Caniezza, di Borso. Serbatoi di riserva intangibile, per il caso di rottura delle condutture: due a Cima Grappa, di 50 e 120 mila litri, in cifre tonde; uno, già detto, nella fortezza di 110.000 ; uno in caverna a Cason di Meda, 200.000; uno in caverna all' Archeson, 150.000; uno a Sella Boccaor, in muratura, 18.000; a Bocca di Forca, 50.000; a M. Pallone, in caverna, 100.000; uno a Punta Brentàl, in caverna,120.000. La potenzialità dell'impianto di S. Liberale arrivò fino a circa 400.000 litri giornalieri, duecentomila per ciascuna delle due colonne ascendenti. Questo, degli impianti idrici, è stato forse il servizio che più altamente abbia onorato l'arma del GENIO militare Italiano. Qualche cifra relativa ai proiettori ed ai servizi elettrici. A M. Medata, a Cima Schiarer, a Col dell'Orso, all' Archeson, a M. Pallone , a M. Coston, a M. Oro a M. Rivon e in molti altri punti elevati, o di particolare importanza, vigilavano per la difesa gli occhi potenti dei proiettori. Cima Grappa naturalmente, ne era circondata. Già per la battaglia di giugno erano più di 50. Erano di varia potenza, secondo il diametro dello specchio: di 50 centimetri, di 75, di 90, di 150; prevalevano quelli di 75 e di 90. La loro forza in candele - arco libero, cresceva da 4500 candele in quelli da 50 a 67.000 candele in quelli da 150, mentre la intensità del fascio era di 8 milioni di candele in quello da 50 fino a 100 milioni di candele in quello da 150. Servigi grandissimi ha reso la rete delle comunicazioni. L'armata del Grappa aveva 19 compagnie di telegrafisti. La loro opera, sempre efficacissima, fu anche eroica nelle battaglie e la si rileverà a suo luogo. Alle linee aeree molto spesso corrispondevano per le comunicazioni più importanti, linee interrate o in cavi sotterranei armati. Lo sviluppo della rete era dunque imponente. Nell'ottobre 1918 si avevano: 16 mila chilometri di linee telegrafiche e telefoniche, di cui 13mila così dette eventuali e cioè distese dalle compagnie telegrafisti; 3400 apparati telefonici; 600 centralini; 125 apparati telegrafici; 230 stazioni ottiche; 25 stazioni radiotelegrafiche per comunicazioni; 42 stazioni radiotelegrafiche di ascolto; 2 stazioni radiogoniometriche; 15 stazioni geotelefoniche; 11 stazioni radiotelegrafiche di intercettazione. Insieme con ciò, l'armata disponeva di 10 colombaie; e per la battaglia di giugno una quarantina di posti di colombi in trincea concorsero assai validamente, e in talune circostanze provvidero da soli, al servizio delle comunicazioni dalla prima linea. Ogni Corpo d'Armata aveva poi tutta una serie di apprestamenti difensivi per la zona in cui operava : IX° corpo Disponeva di 18 battaglioni. Le sue linee (da quella di resistenza in avanti) erano caratterizzate da questi dati (cifre di lunghezza arrotondate al centinaio): sviluppo trincee: m. 15.700 con 124 scogli intermedi e con 453 appostamenti per mitragliatrici; di cui, rispettivamente, 10.300, 78 e 165 per le linee e briglie avanzate. Da aggiungere, per la sorveglianza: m. 14.600 di camminamenti e m. 36.600 di reticolati. VI° corpo Disponeva di 22 battaglioni (dei quali 3 erano di riserva d'armata, ma lasciati in alto). Sviluppo di trincee: m. 19.200 con 406 appostamenti per mitragliatrici (manca il dato per gli scogli); di cui rispettivamente, 14.500 e 165 per le linee e briglie dinanzi alla linea di resistenza. Da aggiungere: m. 32.400 di camminamenti e m. 52.300 di reticolati. Più, per le misure di sviluppo, la grande galleria di Cima Grappa. XVIII° corpo Disponeva di tutti i suoi 25 battaglioni. Sviluppo trincee m. 13.200, con 56 posti scoglio e 278 appostamenti per mitragliatrici. Le prime linee avevano m.6100 di sviluppo e 125 postazioni; manca il dato di ripartizione per gli scogli. Da aggiungere: m. 15.000 di camminamenti e m.44.400 di reticolati. Il GENIO aveva poi costruito ricoveri per la truppa scavando caverne di varie dimensioni e predisposto le piazzole per un migliaio di bocche da fuoco di vario calibro con tutto il corredo di strade, comunicazioni telefoniche e depositi di munizioni. Si è parlato prima di 'SCOGLI'. GIARDINO nelle sue memorie espone un attento esame geografico del GRAPPA in funzione dell'apprestamento delle varie difese: "La fascia più profonda (o meno sottile) e più complessa di 'difese alte' corrispondeva a quella zona occidentale del Grappa, triangolare, a cavallo del bacino della Val San Lorenzo - Santa Felicita, e compresa fra il contrafforte 'marginale ovest' ed il contrafforte 'marginale est', che si è detta la più favorevole per una irruzione nemica in piano. Il criterio, teoricamente perfetto, di avere una o più linee di sorveglianza avanzata, da sgomberare al momento dell'azione lasciandovi pochi centri di resistenza che dividano e rompano l'attacco prima che esso arrivi alla linea di vera difesa, può avere eccellenti applicazioni in termini piani, a spazi disponibili ampli, per una difesa libera di orientarsi esclusivamente al proprio più efficace esercizio; in una parola, per la difesa elastica. Al Grappa, il difetto di profondità, combinato con la importanza della posizione nello schieramento generale, lo escludeva totalmente. Nessun palmo di terreno poteva essere tiepidamente difeso; ogni appiglio valido doveva essere sfruttato a fondo: ogni linea di infiltrazione, sbarrata; dappertutto, il massimo sforzo organizzato per localizzare la lotta nel minimo spazio. Infatti, per difetto di profondità, le linee di difesa ad oltranza si confondono spesso, in montagna, con le linee avanzate, tanto da vicino da essere facilmente sottoposte, tutte insieme al tiro di distruzione: nell'insieme, la zona rafforzata risulta perciò ancora più sottile, sia in confronto con la profondità anzidetta della preparazione di artiglieria, sia di fronte all'accennato attacco a grande penetrazione, restando limitatissimi la profondità ed il tempo utili per i contrattacchi; per dislivelli e difficoltà di terreno, le riserve risultano spesso fuori misura per intervenire nella difesa e nei contrattacchi ; e per queste circostanze, combinate con la necessità di sfruttare al massimo il tiro di contro-preparazione, le artiglierie della difesa sono tratte a schierarsi molto innanzi nei riguardi della loro sicurezza in caso di sfondamento. Per il Grappa, in particolare, occorreva riflettere che la preparazione di artiglieria poteva essere eccezionalmente intensa ed efficace per il concorso di potenti masse di artiglieria, che, da oltre Brenta e da oltre Piave, colpivano di infilata o di schiancio le nostre difese alte; che nonostante questo, e nonostante qualsiasi forma di attacco, era necessità assoluta tenere ad oltranza quelle difese alte, per non perdere le artiglierie e per non lasciar avviluppare gran parte dell'esercito; che a tale necessità assoluta si dovevano preordinare le nostre difese. Ora, in prospettiva di una preparazione di artiglieria così potente e tanto estesa in profondità da comprendere tutta la fascia difensiva, un sistema difensivo a linee molteplici ed a compartimenti stagni, per quanto le sistemazioni di montagna siano particolarmente forti, non era più da considerarsi un dispositivo sicuro. Perché difese lineari successive non son più possibili se non sono sottratte in primo tempo alla distruzione di artiglieria, condizione che al Grappa si verificava soltanto per le linee pedemontane per le parti basse di talune briglie. E se tutte le linee alte erano soggette, nello stesso tempo, a quella rottura, che nei sistemi profondi era la sorte inevitabile delle sole prime linee, che cosa opporre, sul GRAPPA, ad un attacco fortemente preparato, decisamente penetrante, e premunito contro i contrattacchi nei suo fianchi? Nulla vi era da opporre per arrestarlo in blocco, bisognava, invece, romperlo in tempo, per impedire la formazione del cuneo possente. Bisognava che la fiumana si rompesse immediatamente in mezzo ad un dedalo di scogli infrangibili. Di qui il concetto ed il nome. Tutta la zona di combattimento difensivo doveva essere organizzata col criterio che non solo in ogni linea, ma anche fra una linea e l'altra, fossero predisposti 'piccoli e solidi posti di fucili e di mitragliatrici; disposti in modo da tenere a tutta oltranza, senza limiti, con azione in ogni senso, compreso il tergo; senza connessione lineare; senza disposizione schematica; ma adattati in modo che tutto il terreno e specie le linee di più probabile penetrazione fossero battuti con fuochi incrociati'. Questi posti non dovevano in alcun modo svelarsi, se non ad attacco in corso; ma i loro difensori dovevano conoscerne a fondo il funzionamento. In tali scogli si sarebbe rotta e consumata la furia dell'attacco, perdendo l'orientamento e la capacità di svolgere le sue forme predisposte. In conclusione, in spazio ristretto e fra linee ravvicinate, gli scogli erano la miniatura dei capisaldi; moltiplicati di numero; poco vulnerabili non per l'apprestamento ma per la piccolezza e per la nessuna appariscenza; affidati a pochi uomini ed a comandanti minimi, ingigantiti dalla missione, come sempre ingigantisce l'italiano individualista nelle missioni autonome. Fecero buona prova". La difesa del GRAPPA aveva infine nella fortezza in caverna di CIMA GRAPPA intitolata a S.M. il RE VITTORIO EMANUELE III un vero capolavoro di ingegneria. Ancor oggi chi la visita rimane ammirato da tanta bravura di costruzione per quei tempi: "Lo sviluppo della galleria principale, spina dorsale della fortezza, era di circa 1500 metri; lo sviluppo complessivo delle gallerie, principale e secondarie, arrivava a tre volte tanto; ciò dà idea delle diramazioni sboccanti all'esterno con appostamenti di artiglierie e di mitragliatrici, o con osservatori. Le batterie di artiglierie incavernate erano, in definitiva, 23, di cui 6 di cannoni da 105, 10 di cannoni da 75 campagna,7 di cannoni da 65 montagna. Con tre batterie esterne, di cui due di cannoni da campagna in caverne indipendenti, ed una da montagna appostata su un costone a nord - est della Cima, le batterie erano in totale 26. Rispetto agli obiettivi, si potevano dividere in 3 gruppi principali: fronte a nord, per battere la Valle dello Stizzone, fiancheggiare la linea di Col dell'Orso e battere, infilando Val delle Mure, l'interno del grande saliente; fronte ad ovest per battere le provenienze dalla Val Cesilla, appoggiare o interdire il terreno dall'Alta Val San Lorenzo a Col Campeggia; fronte al est per battere d'infilata il costone Tomba - Monfenera, o dinanzi, od a tergo di esso. La fortezza, ben chiusa e ben armata, si prestava a sbocchi offensivi o controffensivi, senza rompere le difese, mediante sottopassaggi in galleria che sboccavano, ben dissimulate, ben difesi, al di là dei reticolati; ciò che sottraeva le truppe d'attacco, ben coperte nella fortezza, allo stordimento del bombardamento nemico. E similmente, con gallerie o pozzi, la fortezza era in sicura comunicazione con le difese esterne, con la rete dei camminamenti, ecc. Se si tiene conto che la sezione media della galleria era di due metri di altezza per 1,50 di larghezza, si può apprezzare tanto il lavoro di scavo, quanto il lavoro di rivestimento indispensabile nella roccia friabile, E con tante aperture e comunicazioni esterne, si ha subito idea della importanza della difesa contro i gas, e della ventilazione artificiale necessaria quando tutto si doveva chiudere e molte truppe erano ammassate nella fortezza in attesa di azioni all'esterno. Contro i gas era predisposta la chiusura di tutte le aperture con triplici tendine antigas e la compartimentazione stagna dell'interno della fortezza; l'aria respirabile era fornita da ventilatori che l'attingevano all'esterno e, prima di introdurla nella galleria, la filtravano per depurarla dai gas che la inquinassero; e l'aria, diremo così, usata era espulsa verso l'alto da pozzi e da ventilatori. I particolari di questa sistemazione delicata sono di grande interesse e forniscono preziosi dati di esperienza. Per la resistenza della fortezza isolata, esistevano, nella stessa fortezza, magazzini di viveri e di munizioni, e riserve d'acqua, tutto in roccia; per l'acqua vi era un grande serbatoio, di 110.000 litri, intangibili, e riservati solo al caso di rottura delle condutture di distribuzione normale: un altro più grande serbatoio era in costruzione e non era finito quando finì la guerra". Chi traducesse graficamente sopra un foglio lucido le indicazioni, sebbene sommarie, che questo studio ha raccolto intorno all'apprestamento del monte (linee, strade, teleferiche, condutture d'acqua, rete telegrafica e telefonica, ecc. ) e poi sovrapponesse il lucido ad una carta topografica, rimarrebbe impressionato del ricco e ricamato mantello che la difesa aveva gettato sulle spalle del GRAPPA. Con questo mantello difensivo i SOLDATI del GRAPPA si apprestavano a combattere la BATTAGLIA DIFENSIVA del GIUGNO 1918. Per accontentare il Generale CONRAD (sostenitore della guerra sulle vette) e il Generale BOROEVIC (il Leone delle Battaglie dell'Isonzo e sostenitore della guerra lungo le valli e in pianura), il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Austro Ungarico, Generale ARZ, lanciò il 15 giugno 1918 le sue truppe contro l'Esercito Italiano sia sul PIAVE che sul GRAPPA. Disse il Generale ARZ: "Mi riprometto lo sfacelo militare dell'Italia". Su molti elmetti austriaci apparve la scritta: 'NACH MAILAND' (a Milano). Sul Piave le truppe degli Imperi riuscirono ad infiltrarsi nel Montello e sul Grappa riuscirono a superare per un paio di chilometri le difese attorno alla Chiesetta di San Giovanni sui Colli Alti sul versante ovest del massiccio. Ma l'attacco ben presto si esaurì non tanto per mancanza di spirito combattivo dell'Esercito Austro Ungarico, ma per mancanza di adeguate riserve, di munizioni e cibo alle truppe: nei primi mesi del 1918 a causa della carestia che imperversava sulla morente Monarchia Danubiana, il soldato dei reparti di prima linea aveva una razione di cibo giornaliera di 280 grammi di farina e una assegnazione settimanale di 200 grammi di carne! Il nostro soldato di prima linea poteva contare giornalmente di 750 grammi di pane e 250 grammi di carne (gli aiuti degli Americani anche se centellinati cominciavano ad arrivare anche sul nostro fronte). Il Generale ARZ commise poi l'errore di dividere lo sforzo bellico su due obiettivi principali, il PIAVE e il GRAPPA e in secondo ordine anche gli ALTOPIANI, indebolendo così la spinta offensiva delle sue truppe. Il 24 giugno gli Austro Ungarici si ritirarono sulla sponda sinistra del Piave e sul Grappa ritornarono sulle linee di partenza senza alcun apprezzabile guadagno territoriale. HINDENBURG (Capo dell'Esercito Tedesco) confidò : "Il disastro del nostro alleato è la maggiore delle disgrazie anche per noi …da questo momento la Monarchia Danubiana cessa d'essere un pericolo per l'Italia". Si pensi che l'Esercito della Monarchia Danubiana era costituito dalle razze slava, tedesca, latina, magiara; dai popoli italiano, romeno, tedesco, boemo-slovacco, sloveno, croato, serbo, polacco, ruteno, magiaro, albanese e dalle religioni cattolica, ortodossa, greco-scismatica, musulmana, israelita e protestante. E sino ad allora era riuscito a rimanere efficiente e compatto sotto la bandiera degli ASBURGO. I nostri alleati, Francesi e Inglesi, nel frattempo sollecitavano DIAZ ad avere un comportamento più aggressivo e determinato nella battaglia, dimenticando che loro potevano contare interamente sul contingente americano di circa due milioni di uomini che incominciava a sostenerli contro l'ennesima 'stangata' tedesca della primavera del 1918. DIAZ invece, con molto buon senso, una volta ottenuta la vittoria sulle truppe Austro Ungariche, non pensò minimamente di proseguire l'offensiva oltre il PIAVE, perché oramai l'Esercito Italiano era agli sgoccioli e poteva attingere solo sui complementi della classe 1900 e ci si aspettava una ripresa delle ostilità per la primavera del 1919. E' bene ricordare che nel frattempo fra le truppe era comparsa l'epidemia della Spagnola che iniziava a mietere anch'essa le sue vittime. Poi lo scenario politico e militare cambiò e in settembre si ebbero segnali di un imminente crollo dell'Austria-Ungheria, causato dalle rivolte armate dei movimenti nazionali che si preparavano alla spartizione del grande Impero che stava collassando sotto il peso della fame e della miseria prodotti da quasi cinque anni di guerra: se ciò fosse accaduto ora, la vittoria Italiana di giugno-luglio avrebbe avuto un valore assai ridotto! Su sollecitazione del Presidente ORLANDO, DIAZ preparò quindi per il mese di ottobre un'offensiva attraverso il PIAVE in direzione di VITTORIO VENETO. Il compito principale fu affidato alla VIII ARMATA del Generale CAVIGLIA, affiancato a sinistra dalla XII ARMATA del Generale Francese JEAN-CESAR GRAZIANI e a destra dalla X ARMATA del Generale Inglese FREDERICK CAVAN. Sul PIAVE le nostre truppe erano in netta superiorità sul nemico, non però sul GRAPPA. Il Generale GIARDINO dovette in brevissimo tempo cambiare la disposizione della sua 4a Armata da difensiva ad offensiva: un'operazione difficilissima in montagna (vedi Caporetto…), in quel periodo dell'anno (era oramai inverno sul Grappa…), sotto la pressione politica, e con il Governo che non riusciva a stabilire in sintonia con il nostro Comando Supremo una data certa dell'attacco La TERZA BATTAGLIA del PIAVE o di VITTORIO VENETO iniziò il 24 ottobre e durò per ben sei giorni assumendo subito le caratteristiche della SPALLATA CARSICA. Il Generale CAVIGLIA scrive nelle sue memorie: "Il tiro d'artiglieria in montagna è in generale d'incompleta efficacia, per l'esistenza di numerosi angoli morti sottratti all'osservazione, che offrono dei ripari ai difensori. La nostra fanteria aveva imparato nelle offensive dell'Isonzo, che il tiro a massa dell'artiglieria in montagna non preparava sufficientemente bene l'attacco. Il 24 ottobre, dopo l'insufficiente preparazione dell'artiglieria, le fanterie della 4a ARMATA uscirono dalle trincee, marciarono allo scoperto in salita, sotto il fuoco delle batterie e delle mitragliatrici austriache, che avevano modo di osservare da vicino la nostra avanzata di tipo carsico. Il numero delle colonne e la loro forza esigua davano all'offensiva della 4a ARMATA il carattere di un'azione dimostrativa. Erano oltre venti colonne parallele della forza di uno o due battaglioni: ma lo slancio di alcune di esse fu tale che le loro truppe riuscirono a penetrare nelle linee nemiche. Quella loro veemenza impressionò il Comandante Austriaco del GRUPPO BELLUNO, come se l'offensiva principale fosse diretta attraverso il GRAPPA". "Per l'azione dell'armata di Giardino si sottraevano tre divisioni alla massa di manovra. E tuttavia quell'azione non poteva avere altro scopo né altro risultato - finché l'8a Armata non avesse operata la sua manovra - che d'attirare verso il Grappa le divisioni del Gruppo Belluno, perché non venissero ad intralciare la manovra principale verso Vittorio Veneto. Considerata sotto questo punto di vista, l'azione assegnata a Giardino fu di grande utilità fino al raggiungimento di quello scopo. Un facile calcolo doveva provare al Comando supremo che sul settore del Grappa non potevano avere la superiorità delle forze, tenuto conto della densità delle forze nemiche presenti colà; ossia, su 22 chilometri di fronte,150 battaglioni e 3130 mitragliatrici: circa 7 uomini per metro lineare ed 1 mitragliatrice ogni 7 metri. Quando mai avevamo noi opposta alle forze nemiche, attaccanti sul Grappa, una densità di forze pari a quella ? E tuttavia le offensive nemiche vi fallirono. Ebbene, oggi possiamo dire che i sacrifici fatti dalle valorose divisioni di Giardino furono provvidenziali sotto il punto di vista storico. Essi costituiscono la prova della solidità delle forze austriache, mantenuta vigorosamente fino al successo della manovra dell' 8a Armata". L'ARMATA del GRAPPA si sacrificò ancora una volta per la GLORIA della PATRIA e questo fu il suo contributo di sangue:
Dalle memorie di GIARDINO: " Totale delle armate 8a, 10a e 12a, italiani ed alleati, perdite 12.326 dei quali 517 ufficiali. Allora il paragone sarebbe che le 9 Divisioni Italiane del Grappa hanno perduto, in media, 2712 uomini (ufficiali e truppa) ciascuna, mentre le 22 Divisioni Italiane ed alleate sul Piave hanno perduto, in media, 560 (Ufficiali e truppa) ciascuna." "Più importante è che le cifre documentino come quella riscossa, che si volle dire 'riscossa interalleata sul fronte italiano', sia stata pagata col sangue di 1374 Ufficiali Italiani in confronto di 91 Ufficiali alleati, e col sangue di 35.124 uomini di truppa italiani in confronto di 2337 uomini di truppa alleati: e cioè con il 93.8 per cento di ufficiali italiani e con il 93,3 per cento di truppa italiana". Il grande ESERCITO AUSTRO UNGARICO ai primi di novembre del 1918 si dissolse: i soldati oramai non sentivano più il vincolo con la grande MONARCHIA DANUBIANA e dopo anni di guerra desideravano di ritornare al più presto nella loro terra, che per alcuni era diventata un nuovo STATO. Gli AUSTRO UNGARICI non persero l'ultima battaglia con l'ESERCITO ITALIANO: ad un certo momento essi non avevano più una motivazione ai loro ideali e sacrifici per combattere, lasciarono le trincee insanguinate da tante gloriose battaglie e presero la strada di casa… Così terminò la GRANDE GUERRA: la VITTORIA ITALIANA fu siglata con l'ARMISTIZIO del 3 NOVEMBRE 1918 tra l'ITALIA e l'AUSTRIA UNGHERIA.
La COMUNITA' MONTANA DEL BRENTA mette in rete questo breve racconto della storia del GRAPPA nella GRANDE GUERRA: si è permessa di raccogliere alcune riflessioni, delle memorie e degli studi dei GENERALI che allora comandavano il nostro Esercito. Gli scritti sono riportati integralmente, come sono trascritti fedelmente numeri e cifre che completavano questi documenti. La COMUNITA' intende con questo lavoro proporre al lettore una visita del GRAPPA con lo sguardo più vicino possibile al tempo di quegli avvenimenti per cogliere poi nella vicenda di quelle Battaglie i grandi sacrifici del nostro SOLDATO e le grandi responsabilità che gravavano sulle decisioni dei nostri GENERALI. E per toccare con mano i sacrifici e patimenti dei nostri SOLDATI, si suggerisce una visita al PICCOLO MUSEO 1915/18' dell'Albergo S.GIOVANNI in località Colli Alti (vicino a Col Moschin e di fronte al M. Asolone). Il lettore guardi bene nel museo l'abbigliamento, il corredo in genere dei soldati e le piccole cose che l'aiutavano a vivere; si rechi nella vicina TRINCEA che è a pochi passi dall' Albergo - la trincea è 'originale' - e poi resti per un certo tempo in quel luogo… in silenzio. Pensi allora a che vita doveva condurre un soldato per giorni ed anche per settimane in quella buca ammassato con decine di commilitoni, in quali condizioni igieniche e sanitarie, sotto la pioggia o la neve sotto il caldo o il freddo, in attesa della morte che poteva arrivare con una granata, con i gas o con uno assalto verso un nemico invisibile in un'altra buca, alle volte distante poche decine di metri. Il soldato doveva vivere acquattato nella trincea perché bastava un attimo per essere colpito da un cecchino e a volte oltre il parapetto di quella tana, nella terra di nessuno, c'era il corpo di un suo compagno che stava morendo e supplicava aiuto o già morto che stava marcendo. Si immagini la sofferenza psichica di quegli uomini, lontani dalla famiglia da chissà quanto tempo. La convivenza quasi continua con la morte e con i patimenti fisici e psichici compromettevano inesorabilmente la normalità della vita del soldato. La TRINCEA fu il SIMBOLO della GRANDE GUERRA: in essa 70 milioni di uomini chiamati alle armi da tutto il mondo patirono un'esperienza così forte e devastante per la mente e le coscienza, tale da provocare nella cultura europea quel momento di transizione fra un'età passata e il mondo contemporaneo. A cura di Mario De Polo
Cartina: Il mantello protettivo del Grappa nella zona dei Colli Alti Cartina tratta dalle memorie del generale Giardio: la linea italiana a fine '17 - parte sinistra
Cartina tratta dalle memorie del generale Giardino: la linea italiana a fine '17 - parte destra
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