SOPRESSA
Nella
Veneto ed in particolare nel vicentino è ancora viva la
tradizione, tra novembre e febbraio, di "far su" il
maiale (in alcune zone si dice anche "far xo el porseo":
la "direzione" cambia, ma l’obiettivo è lo stesso)
per ricavarne salami, pancette, coppe, sopresse e poi mettere il
tutto appeso ad asciugare: questi prodotti appartengono al nostro
più autentico patrimonio alimentare e sono espressione di quella
cultura del territorio cui ci si rivolge sempre più spesso, alla
continua ricerca di cibi genuini.
La
sopressa, in particolare, continua ad essere un alimento tipico
della gastronomia contadina, ad alto valore nutritivo,
gustosissima, digeribile, perché le carni suine, per effetto
della stagionatura, hanno subito trasformazioni che le rendono
facilmente assimilabili.
Tra le soppresse venete, un livello di eccellenza è stato
conquistato da quelle del vicentino, in particolare della zona
pedemontana.
Per la "pasta" delle sopresse si usa macinare la carne
pregiata del maiale (la polpa della coscia, la coppa, il carré,
la pancetta e la spalla) alla quale si aggiunge solo il sale come
conservante e il pepe come aromatizzante. Questa usanza di
macinare tutto senza aggiungere altri ingredienti che condizionano
la stagionatura – si legge in Artigianinet, il portale
dell’Associazione Artigiani di Vicenza che dedica ampio spazio a
questo prodotto - è forse la più significativa peculiarità che
nel vicentino è stata tramandata sino ai giorni nostri,
unitamente alla scelta della razza suina più rustica e alle
modalità di alimentazione dei suini, senza utilizzare
sottoprodotti.
Una peculiarità della Sopressa Vicentina era ed è tuttora la
situazione ambientale in cui viene allevato e trasformato il
suino: le acque delle zone pedemontane particolarmente pure, il
clima pedemontano generalmente più asciutto e ventilato che
permette un utilizzo contenuto di sale. Ne consegue che la soprèssa
risulta più dolce e delicata nel gusto oltre ad essere pregiata
per le sue qualità dietetiche.
Per quanto concerne la lavorazione, il primo segreto per la
produzione di una buona sopressa sta nell’arte di insaccare,
"tirando" e premendo il budello, e "spunciandolo"
per far amalgamare l'impasto, la carne al budello e per far uscire
eventuale aria interna. Altro segreto per la buona riuscita sta
nella tecnica di asciugatura: quella tradizionale, davanti al
caminetto o alla stufa a legna, accesi ogni mattina tre o quattro
ore, per una settimana; quella più moderna con stufe in grado di
creare la temperatura e l'umidità ideali tutto l'anno. La
stagionatura deve poi proseguire prima in un ambiente non troppo
freddo e asciutto (in soffitta), poi in un ambiente più umido (in
cantina meglio se con pavimento di terra).
Le dimensioni dell’insaccato – lunghezza, diametro e peso -
sono variabili (così come sono variabili le budella di bovino
usate per contenere il macinato), ma sempre di forma cilindrica e
leggermente arcuata: indicativamente, una sopressa piccola sfiora
il chilo di peso, una grande può pesare anche 7 kg. La
stagionatura fa assumere esternamente alla Soprèssa Vicentina il
colore prima biancastro e poi grigio-marrone scuro della muffa di
cui si ricopre. Al taglio, la carne appare di colore rosso
tendente al rosaceo, con la caratteristica irregolare marezzatura
bianca dovuta alla componente di grasso che avvolge la parte
proteica.
Nelle tavole del Veneto la sopressa occupa un posto di rilievo: si
presta alla colazione di mezza mattina, alla prima colazione come
antipasto o come secondo piatto, alla merenda pomeridiana, alla
cena in famiglia o al dopo cena tra amici e nel vicentino esiste
un vero e proprio turismo domenicale legato alla ricerca delle
malghe, delle strutture agrituristiche, delle trattorie o delle
osterie, dove levarsi lo sfizio e la voglia di questo gustoso
insaccato.
La festa popolare dedicata a questo prodotto si svolge da circa
quarant'anni in agosto a Valli del Pasubio. Una ghiotta occasione
di assaggio di questo prodotto offerta dalla locale Prolo Loco:
nel corso dell’annuale appuntamento se ne consuma la bellezza di
oltre 20 quintali.
Della "Sopressa Vicentina" esiste anche un Consorzio di
Tutela che unisce tutti gli "attori" della filiera
produttiva ed è impegnato nell’organizzazione e nel
coordinamento del sistema dei controlli, nella produzione, nella
promozione e nella tutela della qualità di tale prodotto, al
quale è dedicata persino una divertente poesia di Emanuele
Zuccato, intitolata "Sopressa del Pasubio":
"A me sento svenir, presto l’essenza!"
- sbiancando in viso invoca la contessa -
Dise ai servi, del Conte l’ecelenza:
"Gninte sali! Porteghe ’na sopressa
de Vali del Pasubio (quela vera)
dove i porsei xe ingrassà a maroni.
Su, fèghela snasar! Zenòci in tera!".
La contessa rinvien tra sospironi.