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MODO DI LAVORARE DI CANOVA

Canova ebbe il grande merito artistico, più di qualsiasi altro scultore, di far rivivere, nelle sue opere, l'antica bellezza delle statue greche, ma soprattutto la grazia, non più intesa come epidermica sensualità Rococò, ma come una qualità, che solo attraverso il controllo della ragione può trasformare gli aspetti leggiadri, e sottilmente sensuali, in un'idealità che solo l'artista può rappresentare evitando le violente passioni e i gesti esasperati.
Egli, nella sua arte, aveva studiato come ricalcare le tecniche degli antichi scultori greci; dal disegno (schizzo), idea iniziale di un lavoro, passava al bozzetto in terracotta o, cruda o in cera, materializzando subito la forma reale dell'opera.
La seconda fase era quella dedicata alla statua in argilla sopra la quale veniva colato il gesso. Su questo modello venivano fissati i chiodini (rèpere) che, attraverso l'utilizzo di uno speciale compasso (pantografo), servivano a trasferire nel marmo le esatte proporzioni dell'opera in gesso.
Alcune di queste opere in gesso, complete di rèpere, sono oggi pezzi unici al mondo e considerati loro stessi capolavori perché non esistono più gli originali in marmo, andati perduti o distrutti. Tra gli altri il monumento a George Washington, distrutto in un incendio negli Stati Uniti, i busti di Gioacchino Murat e di Carolina Bonaparte, regnanti di Napoli.
Una grande influenza ebbero su di lui i temi e le letture dei classici della mitologia greca, che era solito farsi leggere mentre lavorava; più di tutte, le opere di Omero. Canova era anche un grande lavoratore, capace di restare all'opera anche 12-14 ore al giorno senza sosta alcuna. Questi particolari sono confermati dalle lettere al suo amico Melchior Cesarotti.

Antonio Canova lavorò per papi, sovrani, imperatori e principi di tutto il mondo. Nelle sue sculture era solito adoperare il marmo bianco che riusciva a rendere armonioso, modellandolo con plasticità e grazia, finezza e leggerezza che le sue figure sembravano quasi avere un proprio movimento, vivere nella loro immobilità.
Un'altra caratteristica particolare del suo talento era la levigatura delle opere, sempre raffinata al massimo, grazie alla quale i suoi lavori avevano uno speciale effetto di lucentezza che ne accentuava la naturale e splendida bellezza; una bellezza radiosa di purezza, secondo i canoni del classicismo più ortodosso, la rappresentazione della bellezza idealizzata, eterna ed universale.

 

GLI STRUMENTI DI LAVORO

Antonio Canova lavorò per papi, sovrani, imperatori e principi di tutto il mondo. Nelle sue sculture era solito adoperare il marmo bianco che riusciva a rendere armonioso, modellandolo con plasticità e grazia, finezza e leggerezza che le sue figure sembravano quasi avere un proprio movimento, vivere nella loro immobilità.
Un'altra caratteristica particolare del suo talento era la levigatura delle opere, sempre raffinata al massimo, grazie alla quale i suoi lavori avevano uno speciale effetto di lucentezza che ne accentuava la naturale e splendida bellezza; una bellezza radiosa di purezza, secondo i canoni del classicismo più ortodosso, la rappresentazione della bellezza idealizzata, eterna ed universale.

Fonte: Wikipedia.org

 

I DISEGNI

Canova nei suoi disegni e nelle sue sculture incarna i principi neoclassici di Winckelmann. Tra i suoi disegni ricoldiamo lo Studio dal gruppo di Castore e Polluce, il Nudo virile supino su un masso e Due nudi femminili.

 

Fonte: Storiadellarte.com

 

Nel Museo Canoviano è custodito un taccuino di disegni originali di Canova tra cui anche qualche decina di opere in matita. Nelle sale sono inoltre esposte le prime idee e gli schizzi che l'artista avrebbe poi realizzato in marmo.

I BOZZETTI

Le collezioni raccolte nella Gispoteca sono diverse: opere in gesso (e sono la maggior parte; gipsoteca infatti è una parola che deriva dal greco antico e significa "raccolta di gessi"), statue in marmo, bozzetti in terracotta e cera, dipinti (oli su tela e tempere su carta); inoltre in casa si possono vedere: alcuni attrezzi dello scultore, foto di opere canoviane raccolte in altri musei, rilievi in cera, monete commemorative, incisioni riproducenti statue canoviane, alcuni cimeli dell'artista. Dal 1992 è aperta al pubblico una mostra didattica sulle tecniche del restauro dei gessi. Per chi è curioso dei numeri ci sono 152 tra rilievi, statue, gruppi e colossi (tra cui 26 sono bassorilievi, 24 bozzetti in terracotta e 10 marmi), 50 dipinti (di cui 34 sono tempere e 16 olii). Da ricordare che a Possagno vi sono ancora altre opere di Antonio Canova: in Tempio (l'autoritratto in marmo, la pala dell'Altare maggiore, 7 metope, la Pietà, il sarcofago), in Municipio (quattro opere in sala consiliare).

 

Fonte: Posagnot.com - da "La Gipsoteca Canoviana di Possagno" - Fondazione Canova - Edizioni Acelum


I DIPINTI

Antonio Canova svolse anche l'attività di pittore, ma in questo campo artistico non eccelse, producendo opere che non potevano essere confrontate con lo splendore e la magnificenza delle sue sculture; pertanto, come pittore, fu sempre considerato un artista non di primo piano.
Durante l'occupazione di Roma da parte dei francesi, egli abbandonò la città, per fare ritorno al suo paese natale, Possagno. Nei due anni che vi soggiornò, si dedicò quasi esclusivamente alla pittura.
Lo stesso Canova nutriva dubbi sulla sua produzione artistica su tela. In essa però si possono leggere, in trasparenza, la forte emotività dell'artista, le passioni ed i dubbi che egli andava rimuovendo nella sua produzione statuaria ufficiale.
A qualche suo fedele amico il Canova confidava che dipingeva solo per sé e questo ci fa comprendere meglio la sua ritrosia nel mostrare al pubblico queste opere che, a volte, quasi nascondeva. Non è un caso infatti che l'opera pittorica del Canova sia in buona parte, o quasi tutta, sempre rimasta di proprietà dell'artista: oggi è possibile vedere la raccolta nel Museo Gipsoteca Canoviana di Possagno, in quella che una volta fu la sua casa natale. In essa si trovano circa 300 opere dell'artista, in buona parte provenienti dallo studio romano del Canova.
Tra le sue tele si ricordano un autoritratto, un ritratto di T. Lawrence e Le Grazie, olio su tela del 1799, il Compianto di Cristo, Tempio, Possagno, 1800. 

Fonte: Wikipedia.org

I MARMI E LE TEMPERE

Il marmo, solitamente proveniente da Carrara, era l'ultima fase dell'opera. Dopo gli studi precedenti, la statua acquistava nitidezza, luminosità, piacevolezza. Il marmo è difficile da scolpire: se si sbaglia un colpo di scalpello spesso si è costretti ad abbandonare l'opera, con spese incalcolabili e lavoro sprecato. La tecnica del marmo e i soggetti trattati rendono davvero geniale l'opera di Antonio Canova. Per le grandi statue in marmo, Canova si faceva aiutare da numerosi operai e allievi che lavoravano nel suo studio di Roma. La parte creativa spettava comunque sempre a lui: solo l'artista "padroneggiava con ineguale maestria i due procedimenti su cui si basa la scultura, modellare e scolpire" (Honour). Le opere in marmo solitamente erano fatte su commissione e quindi vendute (a papi, principi, re): ecco perché i marmi di Canova sono sparsi per il mondo, mentre i modelli in gesso e terracotta rimanevano nella bottega dell'artista. La Gipsoteca non vuole essere un museo come gli altri (semplice esposizione di opere): essa ricostruisce abbastanza fedelmente lo studio dove lavorava Canova; tra questi gessi, si aggirava l'artista con i suoi aiutanti a misurare, ritoccare, scalpellare, incidere.

 

Fonte: Posagnot.com - da "La Gipsoteca Canoviana di Possagno" - Fondazione Canova - Edizioni Acelum