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I
VENETI ANTICHI
Grazie alla scoperta di centinaia di
siti antichissimi, l’archeologia ci conferma che le nostre terre
venete sono state stabilmente ed intensamente abitate dai nostri
antenati sin dalle epoche remote, in particolare da 3.000 - 4.000 anni
fa’ in poi.
Le prime fonti storiche ci dicono che i popoli originari del veneto
furono inizialmente spinti verso le montagne nell’area
trentino-veneto-friulana in seguito all’arrivo dei Veneti, tra il 1200
e il 900 avanti cristo.
Infatti, forti variazioni climatiche causarono l’inaridimento dei loro
territori d’origine e li costrinsero ad una emigrazione in massa. Gli
storici antichi raccontano che I Veneti venivano dalla Paflagonia,
situata nel nord dell’attuale Turchia ai confini con la terra delle
Amazzoni e dell’impero Ittita.
Erano forti, progrediti ed organizzati, conoscevano bene la lavorazione
del ferro (appresa dagli Ittiti), della terra e dell’idraulica
(nascono allora le prime opere di canalizzazione e di arginazione dei
fiumi in Veneto).
Gli autoctoni originari ed i veneti “Paflagoni” superato il primo
inpatto coabitarono, si integrarono e si fusero dando origine
all’etnia dei veneti del Veneto (ci furono anche i veneti della
Bretagna e del lago di Costanza e della Stiria fin su al Baltico).
Entrambe le popolazioni erano di origine indoeuropea, parlavano una
lingua simile pur se diversa: si capivano.
I Veneti erano fieri e combattivi ma non rissosi; vivevano pacificamente
sapendo ben difendere i propri confini (soprattutto dai vicini Celti
arrivati dopo). Assorbirono tutte le successive immigrazioni: dei Celti
e dei Romani prima e delle popolazioni germaniche barbariche (portavano
barbe lunghe) poi (goti, longobardi, franchi ecc.). I nuovi arrivati
erano numericamente inferiori, pertanto, si integrarono assorbendo la
cultura, la lingua e l’identità veneta.
Forse alcune colonie venete sono probabilmente arrivate fino in Etruria
e in Lazio (Venetulani) ed hanno contribuito alla fondazione di Roma.
I veneti autoctoni più antichi abitavano nei castellari, villaggi
fortificati posti su alture o colli (i toponimi “castelo” o
“castelaro” spesso indicano un luogo elevato dove tremila anni fa
esisteva un castelaro) i nuovi colonizzarono i terreni paludosi di
fondovalle, in prossimità degli svincoli viari.
Il tiglio era il loro albero sacro e attorno ad esso si riunivano i
saggi del villaggio. Sacro e rispettato era il cavallo (ad Altino – VE
- sono state rinvenute sepolture di cavalli), infatti, erano
universalmente noti per gli allevamenti di stupendi cavalli. Erano
religiosi, bruciavano i loro morti su pire di legno profumato e
raccoglievano le ceneri in urne di terracotta o bronzo che seppellivano
in cassette di pietra inoltre veneravano diversi dei in templi
all’aperto immersi nei boschi sacri, in particolare la dea Rejtija (il
cui massimo centro di culto pervenutoci era presso Lagole di Pieve di
Cadore), ma anche nei centri importanti (Vicenza, Padova, Este, Treviso
Montebelluna ec.) Trimuzijat dio dalle tre teste, Aponus venerato nei
pressi di Abano (PD) edaltri.
Il fortissimo amore dei Veneti per la Madonna, testimoniato dai numerosi
capitelli, chiese e santuari ad essa intitolati, (non comune fuori dal
Veneto) è un retaggio popolare del culto antichissimo e diffuso della
dea Rejtija surrogata, in seguito alla cristianizzazione, con la figura
della Madonna (A testimonianza del grande rispetto e della grande
considerazione di questo popolo per la donna).
I Veneti antichi (come i moderni) erano avventurosi e temerari
commercianti (si spingevano fino al mar baltico e all’Etruria o più a
sud), erano abili artigiani e valorosi guerrieri: bloccarono
l’espansione celtica ai confini veneti sia a nord che a occidente,
coabitando in maniera pacifica con i Celti Cenomani stanziati tra Verona
e Bergamo.
Dal 6° secolo a.c. si diffuse la scrittura: il venetico, coevo
dell’Etrusco. Le sue tracce sono diffuse in tutto il Veneto fino alla
Carnia. Mirabili sono le tavolette bronzee “atestine” conservate al
museo nazionale di Este – PD, che testimoniano la presenza di una
scuola di scrittura nei pressi del tempio di Este, e numerose iscrizioni
su bronzo, pietra o ciotoli visibili nei musei di Padova, Vicenza
Treviso, Pieve di Cadore ecc..
Una etnia omogenea e attiva con almeno 500.000 abitanti e una ricchezza
tale da qualificarla, nel primo secolo a.c., come terza città
dell’Impero romano per numero di cavalieri (500 aristocratici).
Erano esperti di ingegneria idraulica visto che concepirono il
“Graticolato” (chiamato erroneamente romano, in realtà di origine
Venetica), una griglia estremamente precisa di strade e canali irrigui a
nord di Padova, e realizzarono parecchie strade (successivamente
risistemate e rinominate in epoca romana).
Tra i diversi personaggi famosi veneti, di cui è rimasta una memoria
storica, sono da citare gli scrittori Tito Livio (padovano), Catullo
(veronese) e Virgilio (mantovano). Addirittura Tito Livio incomincia la
poderosa opera della storia di Roma in dieci volumi (la favola di Romolo
e Remo e i sette re di Roma) raccontando il mito delle origini del
popolo veneto, e dell’arrivo di Antenore suo capostipite.
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