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seren del grappa Il
Comune di Seren del Grappa si estende su una superficie di 62 kmq
ed è caratterizzato geograficamente dalla lunga e profonda valle
del torrente Stizzon. La specificazione "del Grappa" è
stata aggiunta al nome del Comune nel 1923, a ricordo delle note
vicende belliche che portarono l'esercito italiano e quello
austro-ungarico a fronteggiarsi per circa un anno (novembre 1917-
ottobre 1918) lungo i crinali del Massiccio del Grappa. Di questo
sanguinoso conflitto la montagna conserva ancora numerose tracce:
trincee, gallerie, postazioni di artiglieria sono tutt'ora ben
visibili. A
questo proposito, si può ricordare una curiosa leggenda che
riguarda la frazione di Rasai. Su di un colle poco lontano dalla
chiesa di San Martino pare sorgesse un tempo un castello nel quale
soggiornò la sfortunata regina degli Ostrogoti, Amalasunta,
figlia di Teodorico (VI° sec. d. C.); ancora oggi la località è
denominata "Castel" e si diceva che nel sottosuolo fosse
nascosto un prezioso tesoro, costituito da monete, gioielli e
perfino dal trono tutto d'oro di Amalasunta. Quando negli anni '40
del Novecento la famiglia di contadini che lavorava quel terreno
lasciò il paese ed acquistò una vasta proprietà in provincia di
Treviso, i vicini sparsero la voce che ciò era avvenuto grazie al
ritrovamento del tesoro della regina. Si suggerisce una visita al Museo fotografico della Grande Guerra "E.Secco" (Via Marconi - Seren del Grappa. Info 0439 44013) che conserva immagini d'epoca e reperti bellici della prima guerra mondiale, mentre mèta di piacevole escursione può essere San Siro, dove sorge la suggestiva chiesetta pedemontana dedicata all'omonimo santo. Nel 1266 fu rifugio di un gruppo di congiurati ghibellini che tramavano contro il vescovo di Feltre. Anche la chiesa di Caupo, dedicata ai Santi Vito e Modesto, merita una visita. Conserva all'esterno un grande affresco di San Cristoforo, protettore dei viandanti, e una lunetta con la Madonna, il Bambino e Santo benedicente. Per questo edificio Lorenzo Luzzo realizzò uno dei capolavori del Cinquecento bellunese: il dipinto rappresenta la Madonna con il Bambino, San Vito e San Modesto. La pala fu trafugata nel 1910, recuperata due anni più tardi e acquistata dallo Stato, che la diede in custodia alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, dov'è tuttora conservata. La chiesa di Porcen, consacrata nel 1409, conserva pregevoli opera d'arte risalenti al XV e XVI secolo: una pala d'altare di Jacopo da Valenza datata 1504 e raffigurante la Madonna con il Bambino, Santa Maria Maddalena (titolare della chiesa) e San Giovanni Battista e un ciclo di affreschi quattrocenteschi, purtroppo in parte deteriorati, eseguiti da Giovanni di Francia, artista nato a Metz e attivo nel Feltrino e nella zona di Conegliano tra il 1450 e il 1470.
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