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VILLA
LOREDAN RAZZOLINI
Situata a sud
di Asolo nell'antica "Contra di Biordo" la villa, voluta
come casa di villeggiatura, sorge al centro di un possedimento,
inizialmente proprietà dei Razzolini, circondato in ogni lato da
strade.
La fabbrica di impianto seicentesco, aveva una struttura semplice
e squadrata, con orientamento canonico nord-sud e copertura a due
falde.
Nel 1716 appare nel Catasto Veneto, comune di Asolo ed a partire
dal 1748 il nobile Onorio Razzolini ne inizia la rifabbrica della
residenza suburbana di famiglia.
Alla morte del nobile Onorio Razzolini avvenuta nel 1769 succede
la figlia Elisabetta, sposa nel 1782 di Antonio Loredan, che si
insedia stabilmente nella villa ed è nel 1790 (circa),
probabilmente con l'arrivo dei Loredan, che l'edificio assume il
suo assetto definitivo mediante l'eliminazione della scalea
esterna a due rampe.
La
dimora rimarrà dei Loredan per centoventicinque anni fino al 25
settembre 1907 quando la villa viene ceduta al conte Oliviero
Rinaldi proprietario della vicina omonima villa Rinaldi-Barbini.
Nello stesso anno la figlia adottiva Ines sposata con il nobile
Carlo Trentinaglia, si trasferisce nella villa che alla morte del
padre, avvenuta nel 1928, diventa di sua proprietà.
Con l'avvento dei Rinaldi-Trentinaglia, nel 1907 circa, viene
realizzato l'affresco che decora il soffitto del salone passante
della villa, ad opera del pittore Noé Bordignon. Negli anni
1928-29 viene inoltre realizzata la nuova cancellata di ferro
battuto e, sempre nello stesso periodo, vengono eliminate le due
alette settentrionali che univano l'oratorio e la barchessa al
corpo della villa e aperte nuove finestre nelle ali dell'edificio.
Il 26 febbraio 1970 la villa viene donata al figlio Giacomo
Trentinaglia che nel 1989 la cede alla società "tesi
Quattordici S.r.l. " e successivamente viene rilevata dalla
società "Villa Manuela S.r.l. "
La barchessa sita a nord-est della villa è formata da un corpo
perfettamente simmetrico che si sviluppa in due piani fuori terra
con copertura a quattro falde.
Pur trovandosi in uno stato di abbandono l'edificio risulta
abbastanza integro, sia per quanto riguarda le parti lapidee che
per quanto riguarda i rivestimenti murari, tutti caratterizzati da
un sottofondo in coccio pesto.
Sul lato occidentale si distingue molto bene il già citato
aggancio che univa la villa alla barchessa, in particolare alla
serra.
La barchessa sita ad est della villa ed ortogonale alla barchessa
nord-est presenta le stesse caratteristiche dell'edificio sopra
descritto, tuttavia le colonne del portico presentano un fusto con
una sezione leggermente inferiore, tale da ipotizzare una
realizzazione leggermente più tarda, in ogni modo precedente al
1780. La parte nord della barchessa adornata internamente da
stucchi stiacciati di gusto rococò, con pavimenti al piano primo
in veneziana e profilature lungo le porte, fa presupporre che
questi locali fossero un tempo destinati ad abitazione del
fattore.
L'oratorio
costruito attorno al l780, è dedicato a santa Colomba o secondo
altre fonti a san Giovanni Battista, mostra esternamente una
severità seicentesca mentre, all'interno, evidenzia un decoro di
chiara matrice settecentesca, rococò. Lo stato dell'edificio,
anche se evidenzia incuria, è buono e non presenta manomissioni.
Il parco: dall'indagine storico-mappale è emerso chiaramente che
la villa, sin dal suo impianto, ha avuto attorno a sé
appezzamenti coltivati e tutte quelle strutture che caratterizzano
un'azienda agricola. Forse solo lungo l'accesso principale doveva
avere esempi di arte topiaria. Si è visto che ancora nel 1928 il
mappale antistante la villa era adibito a vigneto. È in tale anno
che con il passaggio della proprietà a Ines Rinaldi ed al marito
Carlo Trentinaglia che le aree limitrofe alla villa allora adibite
ad usi agricoli, vennero trasformate in un unico grande parco. La
matrice compositiva è ancora quella di ascendenza ottocentesca,
ma la mancanza di percorsi e la collocazione spesso casuale delle
varie specie inducono a ritenere che non vi sia stato un vero e
proprio progetto a monte. Il patrimonio vegetale e decisamente
giovane, la vegetazione arborea e per più del 70% al di sotto dei
cinquant'anni.
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