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TRADUCI
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ALTO MEDIOEVO AD ASOLO
Bisogna
arrivare al sinodo di Marano del 591 per trovare citato in Paolo
Diacono un vescovo Agnellus de Acilo , che rappresenta una testimonianza
di rilievo perché ci informa dell'esistenza, almeno nella seconda metà
del VI sec d. C., ma si può pensare già da molto prima, come di solito
era accaduto per la gran parte dei municipi romani, di una diocesi asolana
e di una certa sua importanza, vista la sua partecipazione a un'assise
molto delicata, legata com'era alla questione scismatica dei Tre Capitoli.
Tale notizia è altresì rilevante in relazione alla scoperta, grazie ai
nostri recenti scavi archeologici, dei resti di una chiesetta affrescata e
provvista di pavimento in mosaico sulla sommità del Monte Ricco, forse
dedicata al Salvatore, la cui prima fase di impianto coincide proprio con
la fine del VI secolo. Le ragioni di questa nuova costruzione non ci sono
note (si può solo immaginare che siano legate ai grandi cambiamenti e
alle preoccupazioni che l'arrivo dei Longobardi aveva inizialmente
suscitato), ma è comunque il primo segno, dalla protostoria in poi, di
una presenza antropica stabile sulla collina che sarà della Rocca.
Ma perché un borgo lì e quale borgo? Vi è in realtà una singolare coincidenza tra le tracce di abitato, che si collocano per cronologia in una fase immediatamente precedente alla fabbrica della Rocca (dalle cui fondazioni risultano tagliate insieme alle tombe della necropoli), quindi con buona probabilità tra XI e la metà del XII sec., e la prima citazione di Braida, forse da riconoscere in quel locus Bragida, ricordato per una pratica notarile ivi actum feliciter nel dicembre del 1076. Di qui poi segue una serie di documenti dove, come si è detto, è testimoniata una differenziazione sempre ben rilevabile tra castrum Asyli e castrum Braide, sebbene tra i due termini vi sia anche di pari passo un legame di correlazione altrettanto evidente (Rocha Brayda seu de Asilo, de Roca Braide de apud Asylum etc.). Ora credo che non sia soltanto suggestiva l'ipotesi di identificare Braida proprio con i resti di abitato ritrovati in cima al Monte Ricco, colle che avrebbe visto dopo il Mille, sotto l'incalzare degli eventi e delle paure, un progressivo «arroccamento» dell'antico borgo asolano, favorito forse dal ruolo sempre più rilevante che venne ad assumere in sede locale una famiglia come quella dei Tempesta, braccio secolare del vescovo di Treviso. Si potrebbe capire meglio con questa chiave di lettura la distinzione che nel 1017 sembra essere rimarcata dall'espressione villa Asyllo, non multum longe a castro Asyllo de subtus: oltre infatti a una villa, cioè a un borgo, vi sarebbe un castrum (il castellum de Asillo nominato ancora nel 991 in un privilegio di Ottone III?) che essendo definito de subtus (coincidente con il sito del municipio romano?) rinvia forse a un ulteriore castrum, forse appunto quello superius di Braida. Ancora in progresso di tempo, siamo nell'ultimo quarto del XII sec., questo stesso insediamento, o meglio verosimilmente solo una parte di esso, viene sacrificato per la costruzione della torre e del poderoso muro di cinta della Rocca. E' possibile che sia sempre la famiglia dei Tempesta a promuovere questo decisivo intervento, che sancisce la definitiva fisionomia del Monte Ricco come scolta alta ed emblematica di tutto il territorio finitimo, un intervento tuttavia che in origine doveva inserirsi nel quadro più complesso del castrum Braide. Ne potrebbe essere in qualche modo una spia il primo documento (novembre 1223) che descrive con precisione notarile, in relazione all'atto di acquisto da parte del vescovo di Treviso, il castrum Braide cum domibus donicalibus interpositis in ipso castro, et turris, et castelario, et cum summitate montis ipsius castri....
L'avvento successivo di Ezzelino III fu ancor più decisivo per questo, come del resto per altri fenomeni rimarcabili segnatamente nel comprensorio pedemontano trevigiano. In effetti la politica del «tiranno», che fu il preferito tra i fideles di Federico II, è da riconoscere assai più lungimirante e «progressiva» di quanto la tradizione storiografica induceva fino a qualche tempo fa a credere: era l'idea dell'imperium che lo affascinava in contrasto con il particolarismo delle famiglie e delle domus . La sua presa di possesso di tutta l'area tra Brenta e Piave va vista quindi anche per il suo significato riaggregante, un'aggregazione che in particolare poté probabilmente persistere in seguito laddove i legami territoriali erano molto forti per tradizione e la separazione era stata solo una parentesi contingente. E' il caso forse di Asolo che man mano recuperò la centralità perduta, come sembrano suggerirci i documenti che citano nel 1251 il castrum Asyli et Rocam Braide e nel 1272 Rocham Braide et de Asylo. Ma saranno soltanto le mura carraresi-veneziane che, collegando tra fine XIV e inizi XV secolo la fortezza sulla sommità del Monte Ricco al borgo sottostante, sanciranno di fatto, anche con una struttura tangibile, la ritrovata e oramai stabile unità urbana dell'antico municipio.
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