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CATERINA
CORNARO
Nelle
complesse vicende che segnarono la costituzione dello stato veneziano,
Asolo ebbe sempre un ruolo di rilievo, grazie al suo sistema difensivo.
Infatti nel 1388, quando Venezia riconquistò il territorio trevigiano, la
Serenissima restituì alcune forme di autonomia locale e nel 1393 decise
di completare la cinta muraria in funzione di difesa di tutto il Pedemonte.
Per i lavori di completamento come era consuetudine furono impiegati gli
abitanti del territorio, che in tal modo corrisposero gli oneri personali,
e furono spese dalle 600 alle 800 lire piccole in materiali. Nel giro di
un anno i lavori già volgevano al termine, ma fu necessario un ulteriore
investimento di 300 lire piccole, come avveniva e avviene per tutti i
lavori pubblici che in corso d'opera hanno bisogno di essere rifinanziati.
La fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento segna per Asolo un
importante momento di assestamento urbano e di rafforzamento delle
strutture edilizie, attraverso interventi sulle architetture pubbliche ed
ecclesiastiche. Con le mura infatti si rinnovarono anche la loggia, la
cancelleria, il convento di S. Angelo e la chiesa di S. Maria. Anche
sull'edilizia privata furono effettuate notevoli trasformazioni, e, come
si ricava dal più antico estimo (1472), numerose case appartenevano ai
contadini o distrettuali facoltosi che le affittavano.
La positiva congiuntura economica che innescò tali interventi, perdurò
per tutto il Quattrocento ed è rilevabile anche attraverso gli atti
notarili pervenuti, che testimoniano di un massiccio arrivo di gente nuova
che modificò ancora la struttura sociale. In pratica il territorio
asolano fu caratterizzato da un cospicuo trasferimento di famiglie
provenienti dal Feltrino, dal Bellunese, dal Bassanese, dal Trevigiano,
dal meridione d'Italia, dal Friuli, dalla Lombardia e dalla Germania.
Numerose famiglie furono richiamate dagli uomini che erano giunti come
soldati in Rocca e nel Castello o come funzionari al seguito del podestà.
Altre, come i Montini, i Savoia, i Pasini, i Beltramini e i Bardolin
furono elementi di spicco di un flusso di immigrazione, durato oltre un
secolo, dalle colline e dalle prealpi lombarde.
In quel tempo Asolo non aveva ancora il titolo di città, che le fu
attribuito solo nel secolo XVIII, ma la sua struttura sociale e anche la
sua consistenza edilizia erano tali che oggi la moderna storiografia la può
annoverare fra le città. Del resto il cammino verso questa condizione è
segnato da importanti atti pubblici del 1431 e del 1459.
Nel 1431 infatti il podestà Pietro Zorzi stabilì quali fossero i suburbi
di Asolo e da tale data si rileva che i notai utilizzarono la formula
civis Asili. La sentenza dello Zorzi di parificare al grado di cittadini
gli Asolani dei borghi esterni veniva forse a sanare una situazione di
disagio creatasi tra coloro che prima del 1367 si trovavano inseriti nel
circuito cittadino. Inoltre fu data sistemazione al territorio con la
costruzione di un canale (la Brentella) che, attraversando le campagne
dell'Asolano, avrebbe dovuto arrivare nel territorio di Castelfranco.
Il
22 dicembre 1459 Venezia, anche se con molto ritardo rispetto ad altri
centri, decretò la formazione di un Consiglio maggiore, strumento
amministrativo che superò la forma semplice e di poca rilevanza politica
della vicinia che era viva fino a quel momento. A partire da questa data,
Asolo assunse la pienezza dei poteri e delle varie magistrature: il
Consiglio poté finalmente agire per l'attribuzione delle varie cariche e
togliere ai cancellieri e cavallari del podestà quelle funzioni che
avevano fino ad allora esercitato per passarle ai cittadini. La radicale
modifica istituzionale fu realizzata immediatamente, entro i primi mesi
del 1460. La struttura sociale è chiaramente definita dall'estimo del
1472, nel quale, furono rilevati tutti gli assi patrimoniali e il
censimento della popolazione (le bocche), cosa che permette di conoscere
la struttura demografica ed economica della città.
Asolo quindi a partire dalla seconda metà del XV secolo ebbe tutte quelle
magistrature che si addicevano ad una podesteria, sia pure minore,
inquadrata all'interno della Serenissima, podesteria nella quale i
cittadini erano in grado di assicurare la copertura di tutti gli
incarichi. Non si può dire che si sia in presenza di una «nobiltà» di
antica origine, ad eccezione di qualche famiglia, ma di un ceto che si era
impegnato nella produzione e nella distribuzione e aveva saputo
raggiungere livelli economici considerevoli.
Quando nel 1489 Venezia compensò con la nomina a Signora di Asolo
Caterina Cornaro, regina di Cipro, per la forzata cessione alla
Serenissima dell'isola che aveva ereditato dopo la morte del marito, la
città murata era in quel momento uno dei centri più ricchi del
Trevigiano. A questo esilio dorato per l'incomoda Regina ben si prestava
il centro pedemontano in quanto era una podesteria minore che garantiva la
possibilità di un controllo discreto pur lasciando all'ospite una certa,
pur formale, libertà di azione.
La nuova sovrana (14891509) instaurò una piccola corte con personaggi
provenienti un po' da tutta la regione e anche da Cipro (tra i più
importanti si ricordino Pietro Bembo, Tuzzio Costanzo, il Lotto e forse il
Giorgione) e accrebbe la fama della città aggiungendole anche un tocco di
nobiltà.
Fu un periodo breve e importante; subito però le vicende della Lega di
Cambrai portarono gravi conseguenze: nella guerra che seguì, la
Serenissima perse infatti per qualche tempo quasi tutto il suo territorio,
conquistato dagli austriaci di Massimiliano.
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