TRADUCI IN

 

MURA A SECCO DI ASOLO 

 

Dopo aver occupato Bassano, alla fine del 1318, Can Grande della Scala tentò di prendere, senza successo, il territorio trevigiano, in aiuto del quale venne chiesta e ottenuta nel 1319 la protezione del re Federico d'Austria. Nel contesto di questa campagna militare, il comune di Treviso sentì la necessità di ripristinare e ristrutturare le fortificazioni ezzeliniane costituite da torri in muratura, collegate tra di loro da strutture murarie a secco, fosse, palizzate, cespugli di rovi e piante spinose, volti a rendere difficile il passaggio (spinade).

Infatti il 21 gennaio 1318 Treviso approva i lavori di rafforzamento necessari proposti dagli Asolani, tramite Bausella da Cusignana, ufficiale del comune di Treviso preposto alla custodia di Asolo, per comune et homines di quella terra.
Il progetto di ristrutturazione segnalava la necessità di riedificare tutti i bitilfredos ubicati intorno al borgo e alla terra di Asolo; di sostituire il fossato posto iuxta portam et bitilfredum Sancti Gervasii con muro de sicho, dalla porta sino alla Val Cagnana, e di costruire uno spalto a difesa del muro; di ampliare il fossato antico di pianura (fossatum de la Frata), che aveva la funzione di difendere Villa d'Asolo; si chiedeva ai possessori dei poderi cintati con siepe (clausure), distribuiti intorno al borgo e alla terra di Asolo, di fare la ramata, ossia di rinforzare le siepi con rami; alle porte e agli ingressi del borgo e della terra di Asolo si indicavano ulteriori forme di difesa, come pure presso la Rocca di Braida. Si faceva inoltre presente che era necessario stroncare la pessima abitudine delle milizie locali di abbandonare il servizio di guardia alle fortificazioni per recarsi a difendere le proprie case, come del resto accadeva in tutte le città medievali quando veniva suonato l'allarme.


Le richieste degli Asolani furono accolte, purché fossero messe in atto senza oneri per il comune trevigiano. Due mesi dopo si fece il punto della situazione: il lavoro era costato più di 500 lire piccole, frutto di una raccolta cittadina. Gli Asolani chiesero quindi che l'ulteriore quota di 405 lire piccole, provenienti questa volta da una colletta straordinaria imposta da Treviso al borgo ed al suo pievanato, fosse utilizzata per ulteriori opere di difesa del luogo. Il 20 marzo successivo il Consiglio dei Trecento di Treviso fissò in due mesi la conclusione dei lavori ed inviò in quella circostanza il sopracapitano Guecello da Monfumo con obbligo di avvalersi della collaborazione dei fratelli Giacomazzo e Guarnerio da Castelcucco.
I da Monfumo e i da Castelcucco si sarebbero poi radicati in Asolo, tanto da costituire, con i da Rovero e i Braga, un gruppo di famiglie socialmente preminente nell'ambiente cittadino asolano.
I lavori alle fortificazioni avevano fatto di Asolo il castello più importante della zona, mettendo in secondo piano quelli di Romano e Cornuda, pure sedi di capitaniato, ma che l'anno successivo avrebbero poi ceduto alle armi di Can Grande della Scala.
Nello stesso tempo andò maturando la necessità di diversificare l'uso della Rocca di Braida rispetto al Castello di Asolo. I lavori di fortificazione compiuti evidenziarono la funzionalità centrale del Castello, collaudata appunto durante i momenti più critici: dentro il circuito fortificato era possibile fare la «mostra» o rassegna delle truppe, raccogliere la popolazione, i viveri e le munizioni in caso di pericolo.


Il passaggio nel 1319 del comune di Treviso al duca d'Austria, segnò per i castelli sedi di capitaniato la fine della presenza di guarnigioni militari trevigiane, sostituite da milizie austriache dipendenti dal capitano generale che aveva sede a Treviso; al Comune non rimase che la gestione della vita amministrativa, che finiva poi con il riverberarsi anche su Asolo, dove ebbe luogo il definitivo spostamento della sede del capitano nel Castello, mentre nella Rocca restò, con funzioni di difesa, una guarnigione dipendente dal capitano di Asolo.
Qualche anno dopo, in piena dominazione austriaca (1319-1329), Asolo acquisì un ruolo eminente su tutto il Pedemonte, sebbene in un altro quadrante Pietro Bonaparte avesse ricostruito il castello di S. Zenone con la compiacenza del conte di Gorizia.
Nel 1324 le truppe scaligere, in uno dei tentativi di conquistare Treviso e il suo territorio, entrarono nell'Asolano. A seguito di ciò, il 22 marzo 1324 il podestà di Treviso ordinò ai comuni e agli uomini della pieve di Asolo e di altre località di fare la custodia e di osservare gli altri obblighi nei confronti del castrum et burgum de Asillo secondo la consuetudine e senza creare alcun precedente a sfavore dei comuni. A causa degli attacchi delle truppe di Can Grande della Scala, si dovette provvedere alla difesa castri et roche de Asillo (la Rocca, anche dal punto di vista amministrativo, dunque non faceva più parte di Braida) .
Intanto il potere del capitano austriaco tendeva ad allargarsi oltre il limite che gli Statuti consentivano: per non essere sottoposto alle sue prevaricazioni, Guecello Tempesta, nuovo signore di Treviso dopo il colpo di stato dell'Epifania del 1327, si batté con tutte le sue forze, senza però ottenere grandi risultati.
Due anni dopo, lo stesso Tempesta trattò il passaggio dal dominio austriaco a quello scaligero, durante il quale Asolo fu governata per mezzo di una sorta di «prepodesteria», dipendente da Treviso, che preludeva alla forma di governo che sarebbe stata poi realizzata da Venezia. Fu nominato capitano Pietro da Asolo, che durò in carica sino alla consegna a Venezia nel 1337 e che mise in atto le direttive di Pietro Dal Verme, fedele esecutore della politica veronese nel Trevigiano.