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TRADUCI
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LA TRINCEA P.Caccia Dominioni, ufficiale sul Carso, esprime l'orrore e il ribrezzo per la vita in trincea con queste parole: "Trincea! Abominevole carnaio di putredine e di feci, che la terra si rifiuta di assorbire, che l'aria infuocato non riesce a dissolvere. li tanfo di cadavere lo ingoiamo col caffè, col pane, col brodo". Il tenente Carlo Salsa cosi descrive la sua vita nelle trincee dei Carso: "Il fango impasta uomini e cose assieme. Nel camminamento basso i soldati devono rimanere accovacciati nel fango per non offrire bersaglio: i bordi ineguali del riparo radono appena le teste. Non ci si può muovere. questa fossa in cui siamo è ingombra di corpi pigiati, di gambe ritratte, di fucili, di cassette di munizioni che s'affastellano, di immondizie dilaganti.- tutto è conflitto nel fango tenace come un vischio rosso". E il tenente M. Puccini, pochi minuti prima dell'assalto: "Andremo all'assalto della trincea nemica, superando con uno sforzo di volontà immane quel minuto di esitazione che lega, chissà per quale forza del caso, la vigliaccheria all'eroismo. Quando si annunzia l'ora ufficiale puoi avere fame o sete, sentire il cuore balzare con impeto nel petto, le vene scandire rapide il sangue: bisogna rassegnarsi a morire. L'orologio sarà padrone della nostra vita e della nostra morte, svegliano con i movimenti della sua lancetta i ricordi lontani dei luoghi dove, fanciulli, indugiavamo in giochi e fantasie. Rivedremo una casa aperta al sole.. magica visione di pochi secondi su cui la realtà, d'improvviso, calerà man mano cancellandola per sempre". In questi luoghi il soldato d'Italia, dopo la tragedia di Caporetto, fermò e poi scon- fisse il grande e glorioso esercito dell'impero austro-ungarico. Così Curzio Malaparte, in "Viva Caporetto! La rivolta dei santi maledetti" ci fa vivere e capire lo stato d'animo di quegli uomini, "forzatí della guerra", "galeottí della trincea", attestati sul Grappa dopo il momentaneo smarrimento della ritirata: "E il popolo dei fanti, magnifico d'ira e di fierezza, s'inginocchiò a testa nuda sulle pietraie del Grappa. Percosso in viso dall'ondata d'ingiurie che saliva dalla nazione sbigottita, il popolo delle trincee mostrò ancora una volta come si muore, come si combatte, come si sopporta per l'onor della razza. Preso alla gola dagli assalitori briachi di vino rubato, il cristianissimo popolo dei fanti mostrò ancora una volta come si uccide di coltello e come di coltello si muore. Ma nel cuore dei tenaci ed umilissimo difensori del Grappa ruggiva il grido dei ribelli di Caporetto. Se il grido era di rivolta, l'atto era di sacrificio. Come sempre". Oltre ad essere la drammatica
testimonianza della prima guerra mondiale, la trincea creò le premesse
per saldare definitivamente i primi abbozzi di solidarietà nazionale:
mai come allora le genti italiane si trovarono in difesa grigioverde a
combattere e morire contro gli invasori con un solo sentire e per un
unico ideale: la Patria.
Su molte trincee si può ancora scorgere la traccia dello scalino che serviva ai soldati per appoggiarsi per il tiro radente. Talvolta sul gradino si teneva pronto uno scudo d'acciaio da mettere a posto sul parapetto per riparare il tiratore. La larghezza della trincea doveva essere non più larga di quanto occorreva al soldato in completo assetto a passare senza difficoltà. Ogni 20-30 metri veniva scavata nella parete una nicchia ove i soldati potevano scansarsi per non intralciare il trasporto dei feriti.
Per ripararsi dalla pioggia, dal
vento e dalla neve, si adoperavano tavole rivestite di carta catramata,
poi ricoperte di terra e sistemate in modo da poterle togliere con
rapidità. Ad ogni tratto di 10 metri coperto, doveva seguirne uno di 20
metri scoperto.
Per tenere asciutta la trincea, si provvedeva allo sfogo dell'acqua con piccoli canali in lieve ma continua pendenza.
Le norme del comando della Quarta Armata indicavano che i ricoveri fossero scavati nelle scarpate di trincea con l'entrata mai rivolta al nemico e ad una certa profondità sotto il parapetto.
La scarpata interna della trincea, che
doveva essere molto ripida, era rivestita con tavole, graticci, reti
metalliche e pali.
Organizzazione dei terreno Trincea preceduta da una zona di difese accessorie. E' occupata da 6 compagnie dei 1° reggimento. Sul dinanzi delle difese accessorie è generalmente scavata una parallela di partenza, comunicante con la trincea mediante numerosi camminamenti. Detta parallela viene occupata nell'imminenza dell'azione dalla prima linea di attacco. Prima zona di ricoveri di riposo profonda 50 metri e limitata all'indietro da un camminamento trasversale. Nei ricoveri di riposo, blindati e raggruppati per compagnia, stanno le altre sei compagnie dei 1° reggimento. Numerosi camminamenti si svolgono in senso orario alla fronte. Seconda zona di ricoveri di riposo profonda 100 metri e limitata all'indietro da un secondo camminamento trasversale. Nei ricoveri di riposo, blindati e raggruppati per compagnia, stanno sei compagnie dei 2° reggimento. Terza zona, di profondità variabile, solcata soltanto da ampi camminamenti longitudinali che conducono sul rovescio ad una zona generalmente riparata, dove stazionano, accampate o dentro ricoveri, le altre 6 compagnie dei 2° reggimento.
Elementi costitutivi dell'organizzazione difensiva Parallela di partenza Trincea
LA COSTRUZIONE DELLE TRINCEE
addì, marzo 1918
COSTRUZIONE DELLE TRINCEE Quando si tratta di costruire una nuova
trincea si dovrà tracciarla da prima sulla planimetria del luogo onde
permettere di vedere subito se essa si accorda collo schema generale
della difesa.
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